giovedì 7 giugno 2012

Terremoto/il grande popolo emiliano

La vita, nonostante   (Massimo Gramellini)
Ci stanno impartendo una lezione di vita. Non solo di sopravvivenza. Di vita.
Questi sfollati che si spaventano ma non vogliono dare soddisfazione alla
paura. Che piangono senza piangersi addosso. E che ricominciano a vivere,
nonostante.

Nonostante sia un cumulo di macerie, il supermercato di Mirandola funziona
ancora: a cielo aperto. Hanno portato per strada le merci, i carrelli e
naturalmente la cassa.Bisogna pur nutrirsi, coprirsi, curarsi. I verbi primordiali del vivere
continuano a essere declinati al presente e al futuro, nonostante.

Amare, per esempio. Alice e Davide hanno confermato le nozze, nonostante la
chiesa abbia perso un po' di mattoni e il ricevimento sia stato dirottato fra
le tende. Per la luna di miele si vedrà. Intanto c'è il miele, appena arrivato
con il latte e i biscotti da Reggio Emilia sopra un Tir. E c'è la luna, che
splende in un cielo di promesse e trema molto meno della terra.

La gastronomia di Medolla sforna gnocchi fritti, nonostante. Nonostante la
gastronomia sia diventata una cucina da campo in mezzo alla piazza del
municipio.
Potrebbe accontentarsi di fare panini e invece preferisce esagerare.

E la merciaia? Ha pianto tanto e dormito in automobile con il marito più
anziano di lei. Ma ieri ha riaperto bottega perché le donne del terremoto sono
scappate di casa senza ricambi e si mettono in coda sotto il sole per fare
incetta di mutande e reggiseno, nonostante.

La regina del marketing è la fruttivendola biologica che alle ciliegie
sopravvissute alla scossa impone il cartello «duroni della rinascita»,
trasformandole nel frutto della riscossa. Intorno a lei scene di gentilezza e
onestà che altrove sarebbero straordinarie, ma non qui, nonostante. Un cliente
vuole un chilo di mele però non può pagarle perché il bancomat ha esaurito i
soldi. La fruttivendola: «Le prenda lo stesso, pagherà domani». E lui: «Ci
mancherebbe, vado a cercare un altro bancomat».

Poi ci sono i bambini che giocano, nonostante. E le loro mamme che cercano di
trasformare il terremoto in uno spettacolo d'arte varia. Al piccolo che dopo
una scossa di assestamento frignava, la mamma ha spiegato: «Adesso ti insegno
un nuovo gioco. Il gioco del salterello». Il bimbo ha smesso di piangere. «Che
gioco è?» «Funziona così: io canto una filastrocca e ogni volta che mi fermo,
tu salti».
La mamma si fermava ogni volta che c'era una scossa. Così le scosse sono
diventate una parte del gioco e il bambino si è riempito talmente di gioia che
non ha trovato più posto per la paura. E ha continuato a saltare, nonostante.

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