giovedì 8 novembre 2012

Il potere è maschio e vecchio


Il potere è maschio e vecchio

Su 5 potenti, 4 sono over 50. Giovani al 3%.

Silvio Berlusconi e Mario Monti.


Una classe dirigente mummificata: l'Italia non si rinnova, vittima di una gerontocrazia nella quale gli anziani monopolizzano il potere.
Quattro 'potenti' su cinque hanno più di 50 anni (79,5%), mentre i giovani under 35 rappresentano solo il 3% dell'intera classe dirigente e di questi il 71% è costituito da sportivi.
La fotografia, allarmante, è arrivata dal rapporto 'Classe dirigente: il profilo del potere in Italia' presentato l'8 novembre dall'Eurispes.
«Quanto emerge dalla nostra ricerca sulle power élite», ha sottolineato il presidente, il professor Gian Maria Fara, «è un'antropologia del potere, che tanto può raccontare sia sui personaggi che rientrano nella classe dirigente vera e propria, sia sulla società di cui tale classe dirigente è, bene o male, espression».
UN PAESE PER SOLI UOMINI. Gli uomini - secondo la ricerca - rappresentano l'85% della classe dirigente, a fronte di un contenuto 15% di donne.
Sebbene il numero delle donne potenti sia raddoppiato in 20 anni (erano il 7,8% del totale nel 1992 rispetto al 92,2% degli uomini), la presenza femminile nelle posizioni di potere continua a rappresentare un'eccezione.
Allo stesso tempo, il potere si concentra soprattutto nelle mani di quanti hanno un'età compresa tra i 51 e i 65 anni (40,2%) e tra quanti hanno più di 65 anni (39,3%).
Solo il 17,5% dei personaggi potenti e celebri ha tra i 36 e i 50 anni.

Il Paese non riesce a trattenere i propri talenti

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il 91,1% della classe dirigente italiana risiede in Italia, mentre il restante 8,9% all'estero. Questo dato - secondo l'Eurispes - può essere interpretato come un segnale del fatto che in molti casi l'Italia non riesce a trattenere i propri talenti, che scelgono di trasferirsi all'estero una volta raggiunto il successo, o che lasciano il nostro Paese trovando maggiori opportunità professionali in terra straniera.
Nella maggioranza dei casi i personaggi di potere residenti in Italia svolgono la loro attività al Centro (53,4%), elevata anche la percentuale di chi opera al Nord (Nord-Ovest: 30,8%; Nord-Est: 10,5%).
È invece molto scarsa la presenza degli italiani potenti e celebri al Sud (3,7%) e nelle Isole (1,6%).
Aggregando i dati sui residenti all'estero, si evince come l'intero Mezzogiorno ospiti soltanto il 4,8% della classe dirigente, mentre il Centro, da solo, supera nettamente l'intero Nord: 48,7% contro 37,6%.
POTERE E ISTRUZIONE LEGATI. Potere e istruzione formano poi un binomio inscindibile: l'83,3% dei personaggi dalla power élite nostrana ha una laurea, a fronte di un 16,7% di diplomati.
La buona notizia è che rispetto a 20 anni fa il livello di istruzione della classe dirigente italiana si è significativamente innalzato: i laureati sono passati dal 66,1% all'83,3%.
LA POLITICA IL PRINCIPALE CAMPO. Il principale campo di attività della classe dirigente è la politica: in questo settore è attivo un quarto del campione (24,6%).
Ben rappresentato è anche l'ambito della cultura (22,4%), a cui fa seguito, al terzo posto, quello economico (19,2%).
Il settore dell'arte e dello spettacolo interessa l'11,5% del campione, il 9,6% lavora nelle libere professioni, il 5,3% nello sport.

I professionisti del potere stanno in politica a vita

Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema.

Se si prendono in considerazione le singole professioni, emerge che oltre un quinto del campione (21,7%) ha intrapreso la carriera politica, intesa come una professione di lunga durata.
Al secondo posto, fra le professioni più diffuse presso la classe dirigente, troviamo i professori (più in generale, gli intellettuali, 18,5%), seguiti dai manager/dirigenti aziendali (14,7%).
A una soglia significativa si classificano i giornalisti (5,3%) e gli sportivi (5,2%).
SENZA FAMIGLIA E FIGLI. Non sempre il potere si associa alla vita familiare o a una vita di coppia stabile: a essere sposati sono il 46,1% dei personaggi potenti.
Un fenomeno ancora più marcato tra le donne: solo un terzo di queste (33,2%) risultano essere coniugate rispetto al dato che indica sposati quasi la metà degli uomini di potere (48,4%).
Più della metà del campione ha dichiarato di non avere figli o non ha reso noto il dato (55,3%).
Il potere assorbe tutto, anche la vita privata.

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