giovedì 20 dicembre 2012

Pannella ascolta la Severino: “Amnistia? In Parlamento non ci sono i voti”


Severino: “Amnistia?
In Parlamento non ci sono i voti”


Guardasigilli Paola Severino, Marco Pannella ironizza affermando che con il suo provvedimento sulle pene alternative conquisterebbero la libertà 54 detenuti .  
«I relatori del provvedimento alla Camera, per la verità, hanno sempre parlato di 1.200 detenuti. I dati che mi sono stati trasmessi dal Dap riferiscono di 2.819 ingressi in carcere nel 2011 per reati puniti con pena massima fino a 4 anni, tutti potenziali fruitori di misure alternative alla detenzione».  

Tra spinte giustizialiste e forcaiole nessun governo negli ultimi anni è riuscito a portare avanti una politica di umanizzazione delle carceri.  
«Indipendentemente dalle opposte spinte che hanno caratterizzato la politica dei diversi governi negli ultimi anni, ciò che più mi ha colpito arrivando al ministero della Giustizia è stata la frammentazione della geografia carceraria, che negli anni è andata di pari passo a quella dei “tribunalini”. La linea che sta seguendo l’Amministrazione penitenziaria è quella della modulazione dei circuiti così da aggregare i detenuti a seconda del percorso di recupero più idoneo alle loro caratteristiche. Bollate e Rieti, ad esempio, sono già ora istituti modello per detenuti ritenuti a minore pericolosità sociale». 

Ministro, due terzi della popolazione detenuta sono stranieri.  
«Vuol dire che molti degli extracomunitari che affollano le carceri italiane arrivano nel nostro Paese sperando in un futuro migliore, ma poi diventano facile preda della criminalità che garantisce loro un lavoro irregolare e un guadagno facile. Le misure alternative alla detenzione non sono - come qualcuno ha detto - ideate per “colletti bianchi” che intendono evitare il carcere; sono piuttosto per quella povera gente che, grazie a strumenti come la messa alla prova, possono avere una nuova e ulteriore chance per integrarsi nella società».  

Si potrebbe affrontare il problema del sovraffollamento anche con la liberalizzazione delle droghe. Davvero soluzione impensabile?  
«Nei Paesi nei quali la liberalizzazione è stata tentata i risultati ottenuti non sono stati confortanti, anche perché in un sistema ormai globalizzato qualunque Paese liberalizzasse diventerebbe la calamita dei traffici provenienti dai Paesi in cui la liberalizzazione non è avvenuta. Mi sembra piuttosto necessario moltiplicare le strutture - ovviamente diverse dalle carceri - idonee a garantire la disintossicazione e il recupero di coloro che hanno fatto uso di droghe. Ciò che più conta, torno a ribadirlo, è l’abbattimento della recidiva. I dati ce lo confermano: coloro che una volta usciti dal carcere lavorano, difficilmente tornano a delinquere. Secondo una stima del ministero del Lavoro sono tornati in carcere solo il 2,8% di coloro che, beneficiari dell’indulto nel 2006 erano stati avviati a tirocini presso aziende, su un campione di 2.158, a fronte del 27% di coloro che non aveva seguito alcun programma di reinserimento».  

Sull’ amnistia chi ha remato contro?  
« Nessuno specificatamente, ma tutti i partiti mi hanno detto che non si sarebbe potuta trovare una maggioranza qualificata per votare l’amnistia». 

E sulle pene alternative?  
«È a tutti noto che il provvedimento è stata approvato a larga maggioranza alla Camera, con l’eccezione di Lega e Idv che hanno già preannunciato il permanere della loro posizione contraria anche al Senato». 

Un anno al ministero. Si poteva fare di più?  
«Se metto in fila tutti i provvedimenti che abbiamo predisposto in materia di giustizia mi chiedo come sia stato possibile riuscire a realizzare tante misure tutte insieme in un arco temporale così ristretto. Solo sulle carceri, col decreto di gennaio, abbiamo inciso in modo significativo sul fenomeno delle “porte girevoli”, che si è ridotto dal 27% al 13% sul totale degli ingressi, e abbiamo ulteriormente esteso la possibilità di eseguire la pena in detenzione domiciliare portando il limite da 12 a 18 mesi».  

Con quali effetti?  
«L’insieme di queste misure ha concorso a determinare un’inversione di tendenza rispetto al progressivo aumento della popolazione carceraria, passata da 68.047 detenuti nel novembre 2011 a 66.335 di oggi. Infine, abbiamo emanato una Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti per far sì che ciascuna persona al momento dell’ingresso in carcere sia in grado di conoscere qual è il percorso che lo attende. E tutto ciò senza considerare il disegno di legge sulle misure alternative che attualmente è all’esame del Senato e gli interventi sulle strutture carcerarie che hanno portato alla consegna, entro dicembre, di 3.178 posti letto ai quali se ne aggiungeranno altri 2.382 entro il giugno 2013. In conclusione, abbiamo puntato su soluzioni strutturali». 

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