martedì 22 gennaio 2013

Governo Monti: in un anno ha speso più di tutti in consulenze esterne


Governo Monti: in un anno ha speso più di tutti in consulenze esterne


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In questo periodo dove per ovvie ragioni si parla d’altro, le parole che tanto hanno spaventato le economie delle famiglie italiane ultimamente non si sentono più. Come ad esempio la famosa spending review, che, secondo quanto dichiarato da Mario Monti quando non doveva promettere ma “fare”, sarebbe dovuta partire proprio da palazzo Chigi e dai ministeri per dare un esempio al Paese.

Peccato che questo “esempio” , tranne che in qualche sporadica occasione, non è mai arrivato, anzi. Basti pensare che in meno di un anno il governo Monti avrebbe speso qualcosa come 2,3 milioni di euro in consulenze esterne, un vero e proprio record. A portare la questione all’attenzione del Parlamento è stato il senatore Elio Lannutti (Idv), che nella seduta di mercoledì scorso ha presentato un’interrogazione a riguardo al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia, con la speranza che ci possano “illuminare” sui motivi che hanno spinto il governo a investire una cifra così ingente e, soprattutto, se fosse necessario effettivamente ricorrere a risorse esterne, piuttosto che affidarsi al personale interno.
Sì perché queste consulenze portate in atto dal governo dei “tecnici” sono state ben 111. Più di quante ne avesse impiegate il precedente esecutivo: nell’ultimo anno di governo, infatti, Berlusconi aveva fatto ricorso a 108 collaborazioni esterne, per un costo totale di circa 2,5 milioni di euro.
Gli apparati che maggiormente hanno fatto ricorso alle consulenze sono il dipartimento della Protezione civile (19 collaborazioni per un valore di 441mila euro), che annovera anche la collaborazione più costosa (retaggio, peraltro, del precedente esecutivo) ossia quella di Francesca Maffini, coordinatore dell’ufficio stampa di Franco Gabrielli, capo dipartimento della Protezione civile, poco meno di 85mila euro all’anno.
Seguono quello degli Affari regionali e del Turismo (13 incarichi per 504mila euro) e il dipartimento delle Pari opportunità (9 consulenze per 304mila euro), la Struttura di missione per le procedure di infrazione (6 incarichi da 216mila euro totali) e l’Unità per la semplificazione e la qualità della regolazione (16 incarichi per 215mila euro).
Ancora più cara, in proporzione al tempo (sei mesi, dal primo luglio al 31 dicembre 2013), la consulenza di Ivo Virgili al dipartimento degli Affari regionali: l’attuazione di una parte del “progetto turismo” gli ha garantito 60.750 euro.
Lannutti segnala anche una curiosa consulenza offerta da Pietro Vulpani al dipartimento delle Pari opportunità per 60mila euro: il suo incarico era di “Project leader incaricato di coordinare i gruppi di lavoro e supervisionare le indagini previste per l’azione di sistema”. E meno male che la spending review, secondo quanto dichiarato da Monti, sarebbe dovuta partire proprio da palazzo Chigi e dai ministeri per dare un esempio al Paese.

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