martedì 7 maggio 2013

Pronti a tutte le partenze, con alle spalle l’Italia perduta


Pronti a tutte le partenze, con alle spalle l’Italia perduta


Mai dimenticare chi siamo stati, di che Italia siamo figli, come ha vissuto e in cosa sperava la generazione che ci ha preceduto. Solo così, un giorno, potremo impugnare la vita dalla parte giusta, ribellandoci allo spettacolo quotidiano dello sfascio della nazione, in preda alla tragedia sociale della mancanza di lavoro. Svegliarsi dall’incubo e scoprire di dover lottare per il proprio futuro può essere una scoperta amara e allo stesso tempo appassionante: lo racconta in modo magistrale il giovane Marco Balzano, insegnante milanese e romanziere tradotto anche in Germania. “Pronti a tutte le partenze”, ovvero: come lasciare la sonnolenta provincia di Salerno per catapultarsi nella grande Milano, per stringere una strana alleanza con due profughi della globalizzazione, un cinese e un marocchino. E poi spiccare il volo fino a Lisbona, il paese martoriato dall’austerity dove oggi l’anziano patriarca democratico Mario Soares scongiura i portoghesi di sbattere la porta in faccia agli avvoltoi di Bruxelles.
“Pronti a tutte le partenze”, spiega l’editore, Sellerio, è la storia di un lento, agitato risveglio: «Sprofondati in una sonnolenza che genera mostri, i Marco Balzanoprotagonisti del romanzo cercano il coraggio di sfidare il mondo per affrontare ognuno le proprie battaglie, e vincere in fondo la stessa guerra». E’ un mondo che si è fatto durissimo e spietato, talmente ingiusto da provocare persino la rivolta di un duro come l’operaio-tuttofare bergamasco, leghista e razzista, barbarico vicino di casa del terzetto di naufraghi: l’ingegnere asiatico impiegato come tecnico in una multinazionale, il maghrebino che ha la moglie in patria e fa il cameriere in un ristorante siciliano e poi Giuseppe, il protagonista, insegnante precario che ha accettato una supplenza di tre mesi in una scuola milanese, fra ragazzi distratti e scaraventati senza difese verso l’incerto mercato del futuro. Giuseppe è in fuga dal passato: doveva sposarsi con Irene che però l’ha tradito, sa che non avrà un lavoro stabile, Milano è un deserto assordante di paure e solitudini. Lo scopre presto anche il quarto compagno di esilio, un professore precario che viene dalle zone terremotate dell’Abruzzo.
«Diversissimi per origine, cultura, formazione, i quattro si scoprono tremendamente simili: guadagnano lo stesso niente, condividono il medesimo nulla e nutrono un identico scontento», osserva l’editore. «Il trentenne, in Italia, è un prodotto tipico, un articolo originale. Forse non esiste altrove un carattere altrettanto paradossale, forgiato dallastoria e dallo spirito dei tempi, sospeso tra un’eterna e spossante giovinezza e un’infinita e immutabile anzianità, magari dello spirito più che del corpo». Giuseppe vive con consapevole, moderata impazienza questa esitazione indefinita, ha studiato lettere con passione a tratti démodé, ha vinto un dottorato ancora da terminare e Dante è l’amata materia della sua specializzazione. Per fortuna ha alle spalle  una famiglia concreta, madre umile e tenace, padre col cuore da rivoluzionario e cervello pieno di buon Pronti a tutte le partenzesenso. «Ed è proprio papà Vittorio, mentre Giuseppe è sotto la finestra della ex fidanzata a lanciare sassi, che convince il figlio a cambiare aria e ad accettare un incarico di tre mesi nel Nord».
Il romanzo di Balzano – asciutto e agile, tragicomico là dove serve – racconta come il mercato del lavoro e della disoccupazione abbia di fatto realizzato una sorta di uguaglianza sociale al ribasso, annullato le distanze, livellato desideri e speranze sull’orlo di una pericolosa depressione collettiva, a cui si può reagire soltanto con la solidarietà militante, il prendersi a cuore a vicenda. E’ una guerra, aggravata anche da macerie sentimentali, in un orizzonte deturpato dalla rassegnazione al peggio, la malattia di tutti. La possibilità di un vero riscatto è rinviata a tempi migliori, anche se un volo per Lisbona può fare miracoli. Succede, nel caso di Giuseppe, grazie all’immancabile soccorso dell’aiutante magico, il vecchio professore di Salerno che non ha mai dimenticato il candore dell’ex allievo-prodigio, innamorato della Divina Commedia. La cultura, miraggio dei genitori di umili origini: su di loro, artefici struggenti dell’Italia dolce che abbiamo perduto, si sofferma lo sguardo di Marco Balzano, tra le pagine del suo romanzo perfetto e memorabile come un bel film.

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