giovedì 2 ottobre 2014

Board Bce a Napoli, alta tensione durante il corteo

Board Bce a Napoli, alta tensione durante il corteo

Alla manifestazione anche una bandiera ucraina insanguinata


Board Bce a Napoli, alta tensione a Napoli (foto: ANSA)


Faccia a faccia e scontri tra le forze dell'ordine  in assetto antisommossa e un gruppo di manifestanti che a volto coperto e alcuni con i caschi si sono posizionati a pochi metri dal blocco e formando una forte di catena umana. E' scattato l'idrante della polizia.
A pochi metri dal termine consentito del corteo contro il vertice della Bce, il gruppo di testa del corteo sta indossando caschi e molti stanno coprendo il volto. Si stanno sparando anche diversi fumogeni.
Un imponente spiegamento di sicurezza delle forze dell'ordine circonda il Museo e il Parco di Capodimonte. Per arrivarci occorre superare diversi posti di blocco e sbarramenti costituiti anche da blindati e agenti in tenuta anti sommossa. Nella zona il traffico veicolare è stato deviato o interrotto mentre la situazione è sorvegliata dall'alto da un elicottero. Anche all'interno del parco è nutrita la presenza di uomini della sicurezza.
I manifestanti in corteo all'altezza degli uffici del Tribunale minorile hanno fatto esplodere alcuni grossi petardi e lanciato all'interno della struttura chiusa alcuni fumogeni: uno di questi ha raggiunto un balcone al primo piano degli uffici. Il personale che si trova all'interno della struttura ha subito provveduto a spegnerli. Nel corteo c'è un gruppetto di manifestanti con il volto coperto.
Rivolgono un appello alle forze dell'ordine i manifestanti del corteo contro il vertice della Bce: "levatevi i caschi e manifestate con noi". "Fate venire anche i vostri figli - dicono i manifestanti - stiamo uniti per riconquistare il nostro futuro".
Malgrado la pioggia che sta cominciando a cadere su Napoli, prosegue senza defezioni il corteo Block Bce.
Un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo diretto verso Capodimonte e ha lanciato bottiglie e fumogeni sulle vetrine di un'agenzia del Banco di Napoli di via Colli Aminei che hanno retto al colpo. Un giovane con una bomboletta spray ha scritto sulla vetrina della banca ''Ostility for austerity, ladri assassini fuck austerity'' con vernice nera, rossa e blu. Dal corteo qualcuno li ha invitati a desistere e i giovani sono rientrati nel corteo.
Incassa anche gli applausi del personale medico dell'ospedale Cto (Centro traumatologico Ortopedico) il corteo contro il vertice della Bce. Gli applausi sono partiti mentre un attivista, Alfonso De Vita, descriveva lo stato 'pietoso della sanità campana" e i "diritti dei cittadini negati". I medici erano tutti con il camice bianco da lavoro.
Negozi chiusi ma applausi e cittadini in strada
Negozi chiusi ma continui applausi della gente lungo viale Colli Aminei al passaggio del corteo contro il vertice Bce. "E' stato fatto terrorismo mediatico - dice al microfono Alfonso De Vita, attivista del corteo - non dovete avere paura di noi, ma di Draghi e di chi è rinchiuso alla Reggia di Capodimonte". Ogni tanto un gruppetto di ragazzi si stacca dal corteo per affiggere sui muri manifesti con la scritta "Napoli Antifascista". Nelle retrovie si sono sistemati, con uno striscione, un gruppo di aderenti al movimento di lotta per il lavoro e alcuni cittadini ucraini con cartelli con la scritta "Unione europea vergogna" e la bandiera del loro paese macchiata di sangue. A circa trecento metri dalla coda del corteo i poliziotti in assetto antisommossa seguono lo svolgimento della manifestazione.

I manifestanti, circa 4.000 secondo gli organizzatori, si sono radunati nel piazzale antistante la stazione Colli Aminei della linea 1 della metropolitana. L'Istituto scolastico Salvemini, che si trova nei pressi del luogo dove i manifestanti si sono radunati, oggi è chiuso. Tantissime le persone affacciate ai balconi che seguono il passaggio dei manifestanti. Alcuni negozi hanno le saracinesche abbassate. In piazza sono scesi studenti, disoccupati ma anche mamme e semplici cittadini che - spiegano - non riescono ad arrivare a fine mese. Tanti anche i cartelli esposti. Su alcuni si legge "Più case per tutti ma i banchieri nelle cantine", "Block Bce perché la spesa dei governi la decidiamo noi". "No Bce, no austerità, case e reddito per tutti".
"I black bloc siamo noi, siamo noi che paghiamo la crisi". Urla questo da un furgone che apre il corteo, uno speaker-attivista. Tra gli striscioni anche lo slogan di questi giorni: "No Bce, no austerità".
Anche maschere di Pulcinella in apertura del corteo. Un gruppo di attivisti le ha indossate e apre il corteo con lo slogan "precarietà, povertà, disoccupazione, speculazione, liberiamoci dalla Bce".
Al corteo c'è anche la protesta ucraina. Un gruppo di donne espone la bandiera rovesciata del loro Paese macchiata di sangue. "Siamo qui per esprimere la nostra solidarietà a chi lotta contro le banche mondiali - spiega Olena, da 14 anni a Napoli - le banche mondiali sostengono la guerra. La gente deve capire che in Ucraina è ormai tutto rovesciato, come la bandiera che esponiamo noi oggi". Tra gli slogan esposti anche 'America hands off of Ucraina' e foto che ricordano la strage di Odessa.
Visco: errori sulla crisi, trascurata economia reale
"Una moneta senza stato non è una fase finale del processo. Tanto è vero che abbiamo avuto una grave crisi per molti errori e ritardi". Lo dice il governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, intervistato dal Mattino, spiegando di fronte alla crisi si è cominciato "dai test sulle banche", poi "siamo intervenuti in Grecia con un'azione sulla ristrutturazione del debito, invece di risolvere i problemi di economia reale. Il punto è che sono usciti i capitali dall'Europa e questo ha creato la crisi dei debiti sovrani". Parlando del ruolo della Bce e della strategia monetaria, Visco sottolinea che "noi siamo un organo tecnico, non eletto, che non rappresenta nessuno e che ha il compito della stabilità monetaria". La Banca centrale, aggiunge, "non può provare a far sviluppare una regione rispetto a un'altra". In Europa, secondo Visco, "come italiani, dobbiamo essere più umili", se "c'è una posizione intelligente bisogna portarla alla Commissione europea. Oggi c'è la presunzione che quando si va lì si punta a ottenere qualcosa a spese di altri, come per fare i furbi". "L'Italia ha avuto una storia di aiuti europei straordinaria", nel senso che, afferma, "noi non li spendiamo", c'è "un problema amministrativo di veti, di incapacità di prendere decisioni, di dire chi è responsabile di cosa...". Il governatore ha proposto Napoli, sua città natale, come sede del vertice Bce: "Abbiamo un problema di istruzione, rispetto delle regole, criminalità. Difficoltà ambientali. E tutto questo insieme non è che si risolve con la politica monetaria". A un giovane che oggi sta valutando se partecipare alla protesta contro la Bce, come riportato anche in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno, Visco direbbe che "è molto importante investire in se stessi e studiare". I ragazzi devono chiedere rispetto della legge e "una forte azione contro la criminalità organizzata, contro i veleni della Terra dei Fuochi". E la lotta alla burocrazia: se uno vuole "aprire un'impresa in Italia non è che ha un foglio con tantissime cose da fare: non ha neanche il foglio!".

Spread Btp Bund apre a 139,6 punti 
Apertura in lieve aumento per lo spread fra Btp e Bund che segna 139,6 punti contro i 138,5 della chiusura di ieri. Il rendimento del titolo decennale italiano è al 2,29%.

Borsa: Tokyo chiude a -2,61%, timori su economia mondo
I dati deboli sulla produzione in Usa e Ue affondano anche la Borsa di Tokyo che termina gli scambi con un tonfo del 2,61%.L'indice Nikkei, con la brusca correzione del dollaro tornato sotto i 109 yen, brucia 420,26 punti, e si attesta a 15.661,99. Sui mercati pesano i timori per l'economia globale, considerando anche le proteste a Hong Kong. Altro fattore di incertezza sui mercati è la scoperta del primo caso di Ebola negli Stati Uniti. Le aziende giapponesi, infine, si aspettano che i prezzi al consumo aumentino annualmente dell'1,5%, sotto il target di inflazione del 2% deciso dalla Bank of Japan che, a tale scopo, ha varato ad aprile 2013 una politica monetaria ultra espansiva. Secondo i dati di un'indagine rilasciata dalla BoJ e condotta a settembre, le imprese stimano una dinamica dei prezzi all'1,6% e all'1,7%, rispettivamente, nell'arco di tre e cinque anni di tempo, rispettivamente, escludendo gli effetti dovuti al rialzo dell'Iva, dal 5% all'8% di aprile, e il prossimo atteso, salvo sorprese, a ottobre del 2015.







E adesso tutti via da Foggia,ormai non c'è speranza di sopravvivere!! siamo una citta' di serie C


La presa in giro è finita: il Gino Lisa non è tra gli aeroporti di interesse nazionale
Presentato il piano dal ministro Lupi

È finita, ammettiamolo, come previsto: l'aeroporto Gino Lisa non rientra tra gli aeroporti d'interesse nazionale.

FOGGIA SCALO DECLASSATO. L’annuncio ufficiale arriva dal Piano nazionale aeroporti (scaricabile in fondo alla pagina), presentato oggi dal ministro Maurizio Lupi. Sono i 10 bacini di traffico indicati dal Piano nazionale aeroporti e quello Mediterraneo-Adriatico prevede tre scali tutti pugliesi: Bari, Brindisi e Taranto. Niente da fare per Foggia, dunque, che già da tempo sapeva del suo destino. Alla luce del nuovo piano nazionale degli aeroporti, l'eventuale chiusura di alcuni scali "sara' deciso dalle societa' e dagli azionisti", ha spiegato il ministro Lupi.

LO SCARICABARILE. E ora, tra politici e amministratori locali partirà l’ennesimo processo (postumo) e lo scaricabarile. Un argomento che non appassiona più nessuno, ormai. Resta, però, più di qualcosa da chiarire. E, solo per restare alle ultime puntate di una insopportabile telenovela, va capito cosa è mancato affinché il declassato Gino Lisa venisse recuperato in extremis.

CHI BLUFFA? A fine luglio il governatore regionale Nichi Vendola così scriveva a Lupi: “Caro Ministro, notizie di stampa riferiscono che il Vice Ministro Nencini ha dichiarato che per l’inserimento dell’aeroporto Gino Lisa di Foggia tra gli scali di interesse nazionale, è sufficiente l’istanza della Regione Puglia al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarebbe già pronto a recepirla”. Oltre all’assurdità di una missiva da inviare al ministro per chiedere conferma di indiscrezioni riguardante una riunione a cui la Regione Puglia era (caldamente) invitata a partecipare, c’è da chiarire chi ha bluffato: Lupi (e il suo vice Nencini) intenzionati a “recepire l’istanza” o è la Regione a non aver perorato la causa foggiana?

LE ISTITUZIONI LOCALI. Discorso a parte meriterebbero istituzioni e imprenditoria locale: lo scempio degli ultimi anni riguardante il Gino Lisa è l'emblema dell'incapacità di una intera classe che dirige le sorti di questa città. Declassata, come giusto che sia. 

Hong Kong, gli studenti danno l'ultimatum al premier,in Italia per il lavoro nessuno si ribella!!!

Hong Kong, gli studenti danno l'ultimatum al premier

'Si dimetta entro domani o dovrà affrontare nuove e aggressive forme di protesta'

Attivisti per la democrazia occupano le strade di Hong Kong (foto: EPA)

Ancora un monito da Pechino: le manifestazioni ad Hong Kong riguardano "gli affari interni della Cina", ha affermato a Washington il ministro degli Esteri cinese Wang Yi nel corso di un incontro con il segretario di Stato Usa John Kerry.
Ultimatum degli studenti di Hong Kong al capo del governo CY Leung, che deve dimettersi entro la mezzanotte di domani o fronteggiare nuove e aggressive forme di protesta
Alcune decine di studenti, tra cui il diciassettenne leader delle proteste Joshua Wong, hanno contestato oggi la cerimonia dell'alzabandiera a Hong Kong, ripetendo con gesti e slogan la loro richiesta di dimissioni al capo del governo locale Chun-ying Leung.
I giovani, parte delle decine di migliaia che da domenica scorsa occupano il centro della città in protesta contro Leung e la Cina, si sono radunati davanti a piazza Bauhinia (il fiore simbolo di Hong Kong), dove si e' svolta la cerimonia per la celebrazione del sessantacinquesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare di Cina. Alcuni di loro sono riusciti a superare il servizio di sicurezza e hanno contestato apertamente Leung, che ha preso parte alla cerimonia, prima di essere allontanati. Le dimissioni del cosiddetto 'chief executive' sono la prima richiesta dei giovani che occupano da tre giorni il centro della citta'. Inoltre, i giovani chiedono che il governo di Pechino garantisca elezioni pienamente libere per l'elezione del prossimo chief executive, che si terranno nel 2017.
Il capo del governo di Hong Kong Chun-ying Leung e i gruppi democratici che hanno portato decine di migliaia di persone nelle strade dell'ex-colonia britannica per chiedere elezioni libere sono impegnati in un drammatico braccio ferro, mentre la comunità internazionale segue gli eventi con crescente preoccupazione. Il vicepremier britannico, Nick Clegg ha dichiarato che intende convocare in settimana l'ambasciatore cinese a Londra per esprimere il ''sconcerto e allarme'' sulla gestione delle elezioni a Hong Kong.

20 arresti in Cina per appoggio a proteste Hong Kong
 Una ventina di persone che in Cina hanno espresso simpatia per i manifestanti pro-democrazia di Hong Kong sono stati arrestati, secondo il gruppo umanitario Amnesty International. In un comunicato diffuso oggi, Ai chiede "il rilascio immediato di tutti coloro che sono stati fermati per aver pacificamente espresso il loro sostegno ai manifestanti di Hong Kong".

Le buffonate all'italiana:Corte Costituzionale, c’è l’accordo sui nomi di Violante e Caramazza

Corte Costituzionale, c’è l’accordo sui nomi di Violante e Caramazza


Guarda la versione ingrandita di Corte Costituzionale, c'è l'accordo sui nomi di Violante e Caramazza

ROMA – Dopo 15 fumate nere  la Corte Costituzionale sembra finalmente vicina ad avere i suoi due nuovi giudici: Luciano Violante e Ignazio Francesco Caramazza. Parlamento riunito in seduta comune permettendo, ovviamente. Ma alla vigilia del voto numero 16 i segnali sono quelli dell’impasse superata. Nella serata dell’1 ottobre, infatti, l’indicazione di voto che è arrivata ai parlamentari di Pd, Forza Italia e Ncd via sms è chiara: Violante e Caramazza.
Dopo il passo indietro di Donato Bruno, che ha rimesso la sua candidatura nelle mani di Berlusconi, il capitolo dei due giudici da eleggere per la Corte Costituzionale potrebbe dunque chiudersi con una fumata bianca. Anche se il condizionale in questi casi è d’obbligo visto che, subito dopo la comunicazione ufficiale del nuovo candidato, in Forza Italia non sono mancati i malumori.
Diversi “azzurri” infatti, conversando con i cronisti hanno sottolineato che si tratta di “una persona di 77 anni” che “non può essere messa in contrapposizione, da un punto di vista di peso politico, con una personalità forte come quella di Violante”. Del resto, si osserva nel resto della maggioranza, “visto quello che è successo con Catricalà meglio andare coi piedi di piombo”.
Il riferimento è all’altro candidato proposto da Letta per la Corte, Antonio Catricalà, che ha preferito fare un passo indietro quando ha visto che le Camere non riuscivano ad assicurare il quorum richiesto per diventare giudice costituzionale.
E quella del Csm, invece, è una vicenda destinata a restare aperta ancora per un po‘ visto che le presidenze della Camere alla fine hanno scelto di non far votare domani 2 ottobre sul sostituto da mandare a Palazzo dei Marescialli al posto di Teresa Bene la cui elezione non è stata convalidata per mancanza dei titoli necessari.
Nonostante fosse arrivato oggi dal Quirinale l’invito al Parlamento ad adempiere a tale obbligo. “Molto probabilmente – si osserva tra i Dem – si vorranno far calmare le acque prima del voto visto che Teresa Bene ha annunciato l’intenzione di presentare ricorsi da tutte le parti” per “difendere i propri diritti”, come annunciato del resto anche ieri dalla diretta interessata.

Articolo 18, storico alibi per manager cialtroni

Articolo 18, storico alibi per manager cialtroni


Se è possibile virare un post a grido di indignazione, voglio provare a farlo. L’indignazione per l’imbroglio continuato che da anni stravolge il significato reale dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (disciplina del licenziamento illegittimo nelle unità produttive con più di quindici dipendenti), trasformandolo in dogmatismo da guerra di religione. Come sempre, le normative in materia di relazioni industriali attengono direttamente a poste in gioco concrete e non sono mai neutrali. Stabiliscono vincitori e vinti. Nel caso in questione, su chi si intende puntare per uscire dalla crisi di un sistema produttivo ormai in deliquio; al tempo stesso, contro chi puntare il dito in quanto colpevole della situazione disastrosa. La focalizzazione inquisitoria sul famigerato “diciotto” ha un solo significato, “politico”: colpevoli sono i lavoratori, cui sono stati concessi in passato (o meglio, che hanno estorto) troppi diritti e troppi soldi. Portandoci fuori mercato.
Difatti sono ormai decenni che si è scatenata questa caccia alle presunte stregonerie malefiche annidate nel mondo dei prestatori d’opera e delle loro Marchionne e Montezemolorappresentanze; tanto che nulla serve, per diradare i fumi dei roghi allestiti dai grandi inquisitori (i veri stregoni all’opera in materia), tentare di ricordare che il costo del lavoro italiano è più basso di quello francese e tedesco. Non serve a niente, perché qui non si parla di politiche industriali ma si attuano veri e propri esorcismi. Ingannevoli come sempre, quanto finalizzati a depistare la furia generale dai veri bersagli. Le responsabilità effettive. Ad esempio, oscurare il fatto che il disastro di cui si parla risale agli anni Settanta, quando è stata avviata una vera e propria serrata degli investimenti; i cui effetti diretti sono il crollo della ricerca applicata. Tanto che il Made in Italy non riesce più a immettere sui mercati prodotti con un minimo di appeal (credo di averlo detto già altre volte: il nostro ultimo prodotto innovativo è quello scarpone con il gancio metallico che risale agli anni Settanta).
Ma ora il governo dichiara, baldanzoso e imperterrito, che provvederà a decretare la cancellazione della normativa di garanzia del rapporto di lavoro come una sorta di guerra di liberazione del lavoro da se stesso; così dimostrando di essere totalmente immerso nel cerchio stregato che distorce le questioni e produce visioni mistificatorie. In effetti l’annuncio governativo ha un altro significato: dice chiaramente con chi sta. Ossia, sta con i quei ceti manageriali/imprenditoriali che per tutti questi decenni non hanno saputo indicare – in materia di strategie competitive – altro che la ricetta da Terzo Mondo della mano libera per pagare sempre meno e tenere a bada sempre di più con la minaccia del licenziamento. Nonostante le montagne di chiacchiere da convegno e seminario di organizzazione su “il lavoro competente e motivato quale risorsa primaria dell’impresa” (quindi, detto inPierfranco Pellizzettianglomanagerialese che fa fino: commitmentempowerment e altri tricchetracche).
Sicché continuiamo nell’antico imbroglio. Con buona pace di quelli che si sgolano a spiegare che con queste leadership d’impresa, cui si vorrebbe ulteriormente dare mano libera, non si va da nessuna parte. Questi presunti “cavalieri della valle solitaria” rivelatisi alla prova dei fatti nient’altro che la reincarnazione dei robber barons (i baroni ladri del secolo scorso). In America i sedicenti grandi innovatori che hanno scippato le scoperte della ricerca finanziata dallo Stato (da Arpanet-Internet, creata dal sistema militare/universitario USA e poi tradotta in business miliardario dalle Microsoft, al touch-screen sviluppato dal centro di ricerca dell’Università del Delaware ma commercializzato con extra profitti dalla Apple); in Italia i presunti “capitani coraggiosi” che oligopolizzano la telefonia con le bollette più alte d’Europa e fanno incetta di servizi pubblici in svendita; dalla sanità alla mobilità. Difatti il nostro premier sta dalla loro parte. Difatti anche in questo campo il presunto riformatore è garanzia di esiti controriformistici.

mercoledì 1 ottobre 2014

Strage inventata? Certo, per preparare quella vera

Strage inventata? Certo, per preparare quella vera



Il set di un film dell’orrore, per colpire l’opinione pubblica e legittimare la deposizione del tiranno. Accadde in Romania nel fatidico 1989, quando a Timisoara furono rastrellati negli obitori i corpi di persone appena decedute. Vennero martoriati e feriti per simulare le torture, in realtà mai subite. Il tutto, a beneficio delle telecamere. Per Rosanna Spadini, quel precedente dimostra un passaggio d’epoca: «La società dello spettacolo diventa schiava di se stessa», e lo spettacolo «viene trasformato in strumento di disperazione e di morte». Si rompe un patto millenario con gli spettatori, fondato sulla promozione culturale della società. Resta solo la scenografia teatrale, ed è «un teatro che rinnega se stesso, un teatro che uccide», ora anche sul palcoscenico della navigazione web, che proietta l’individuo «in un altrove extraterritoriale, slegato dallo spazio fisico del suo corpo e dal tempo della sua coscienza». 

Notizie sensazionali, immagini devastanti. Ma c’è il trucco: è tutto falso. La Spadini la chiama «arte dalla meraviglia multimediale dei visual network». Da allora, la messinscena servirà a dare legittimità mediatica a tutte le guerre contemporanee.
Per il filosofo Giorgio Agamben, la vicenda di Timisoara segna il superamento di una soglia fatale: la “seconda vita” di quei cadaveri venne allestita «per la La falsa strage di Timisoara in Romaniaprima volta nella storia dell’umanità». Di fatto, «ciò che tutto il mondo vedeva in diretta come la verità vera sugli schermi televisivi, era l’assoluta non-verità». E benché la falsificazione fosse a tratti evidente, «era tuttavia autentificata come vera dal sistema mondiale dei media». Il vero? Poteva essere solo una variante del falso, un “momento necessario” alla generazione finale della menzogna. «Così, verità e falsità diventavano indiscernibili e lo spettacolo si legittimava unicamente mediante lo spettacolo». Per Agamben, «Timisoara è, in questo senso, l’Auschwitz della società dello spettacolo: e come è stato detto che, dopo Auschwitz, è impossibile scrivere e pensare come prima, così, dopo Timisoara, non sarà più possibile guardare uno schermo televisivo nello stesso modo». Nei mesi successi la verità fu accertata: quello di Timisora era stato un “falso giornalistico”. Ma nel frattempo i media (e il telespettatori) erano già passati oltre, ipnotizzati da altre notizie: come il crollo dell’Urss e la Guerra del Golfo.
La guerra moderna, proposta come “sola igiene” del mondo, viene anticipata da eventi traumatici sapientemente orchestrati dal regime e funzionali agli step successivi. Stesso schema: attraverso il terrorismo mediatico, il falso giornalistico suscita l’indignazione della gente, quindi l’attacco aereo e il massacro dei civili, scrive Spadini su “Come Don Chisciotte”. Così è avvenuto anche nel 1991 durante la prima Guerra del Golfo, sostenuta anch’essa dalle solite denunce false: un’agenzia pubblicitaria denunciava il fatto che i soldati iracheni «tagliavano le orecchie» ai kuwaitiani che resistevano, poi che gli invasori avevano fatto irruzione in un ospedale «rimuovendo 312 neonati dalle loro incubatrici e lasciandoli morire sul freddo pavimento dell’ospedale di Kuwait City». Menzogne utilissime: «Il linguaggio dell’immagine diventa il luogo politico per eccellenza», un luogo «oggetto 
di una manipolazione senza precedenti». Video-teatro, notizie-spettacolo: prima ancora che morte fisica, la guerra rappresenta la morte ontologica del teatro, così com’era stato Giorgio Agambeninteso nei millenni. Delitto perfetto: «Il teatro muore nel momento in cui uccide la realtà».
Nel 1991, continua Rosanna Spadini, «gli psicopatici della Cia organizzarono una “psywar” (psychological warfare) per demonizzare Saddam Hussein agli occhi del suo stesso popolo e facilitare così l’attacco». In concreto, «avrebbero dovuto diffondere in Iraq un video in cui veniva mostrato il dittatore iracheno mentre faceva sesso con un ragazzo, naturalmente ripreso da una telecamera nascosta, come se si trattasse di una registrazione clandestina». Il video venne effettivamente girato, «con un sosia di Saddam e alcuni agenti della Cia camuffati da arabi». Poi però il progetto venne bloccato, di fronte ad altre strategie di “false flag”. Fu mobilitata anche la radio: “Voice of America” «tentò di minare il morale dei soldati iracheni dando notizia di un avvelenamento dell’acqua dei pozzi del deserto». Via libera, dai network mainstream, alle notizie false: 250.000 soldati iracheni in Kuwait con 1.500 carri armati, che però i satelliti sovietici non videro mai, mentre il fantomatico “governo kuwaitiano in esilio” si affidava al marketing della “Hill & Knowlton”, che cominciò a demonizzare Saddam accostandolo a Hitler. Culmine del falso: la testimonianza (inventata) di una ragazza kuwaitiana, pronta a giurare che i malvagi soldati iracheni «staccavano la corrente elettrica alle incubatrici degli ospedali di Kuwait City, per far morire i neonati». La ragazza? «Era in realtà la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano all’Onu e aveva recitato un copione preparato dalla “Hill & Knowlton”».
In questo senso, osserva Spadini, «quella del Golfo è stata la prima guerra televisiva, perché ha sfruttato pienamente le possibilità del mezzo televisivo di essere sul campo, confezionare e vendere la  guerra». In Vietnam, invece, «politici e militari non avevano capito come il nuovo media avrebbe potuto controllare il messaggio e distruggere un nemico appartenente al terzo mondo, e perciò senza voce». Da allora, «la leadership politica sembra avere appreso la lezione». Lo show, prima di tutto: «L’atto finale della Guerra del Golfo trasmesso dalla televisione è la calata dei soldati americani da un elicottero per riconquistare l’ambasciata di Kuwait City». Peccato che la capitale fosse già libera da due giorni. I giornalisti? Niente paura, tutti “embedded”. Erano stati obbligati ad accreditarsi al Jib, “Joint Information Bureau”, impegnadosi a «rispettare determinate condizioni, pena il ritiro dell’accredito». Esempio: proibito andare al fronte senza una scorta militare, vietato fotografare o filmare morti e feriti, impossibile dare informazioni su  armamenti, equipaggiamento, spostamenti e consistenza numerica delle unità, alleate e nemiche. Vietato descrivere nei  particolari le operazioni, Il cormorano invischiato nel petrolionominare le basi di partenza delle missioni, intervistare i militari senza il preventivo permesso ufficiale.
«Questo controllo quasi totale della censura militare è amplificato dalla nuova natura della guerraguerra aerea, condotta con aerei e droni, che esclude la presenza fisica del giornalista», continua Rosanna Spadini. LaGuerra del Golfo è stata quindi completamente oscurata. E il flusso del mainstream, per 24 ore su 24, è stato riempito con informazioni depistanti, analisi, commenti e immagini della guerra aerea, computerizzate o riprese da cineoperatori militari. Riuscirono anche a inquadrare un cormorano invischiato nel petrolio: poi, gli ornitologi dimostrarono che in quel periodo dell’anno non ci sono cormorani in Iraq. Da allora fino ai giorni nostri, la produzione di “false flag” è diventata seriale, in uno scenario da vigilia della Terza Guerra Mondiale. «Prima il “reality show” avvenuto a Kiev nel febbraio 2014 di cui si attribuiva la responsabilità ad un “sano desiderio di rivoluzione europeista”, poi il Boeing Mh17 abbattuto si diceva dai separatisti, poi l’invasione delle truppe russe in territorio ucraino, invasione mai avvenuta». Peggio: un “avvoltoio in carriera” come il senatore John McCain ha avuto il coraggio di dire, a Cernobbio, che l’Ucraina ha accettato la tregua coi separatisti solo perché Obama non se l’è sentita di opporsi all’invasione di Mosca.
Non una parola, ovviamente, sulle milizie neonaziste allevate dagli Usa come manovalanza del golpe di Kiev, né sulle basi missilistiche che stanno assediando la Russia, per non parlare delle sanzioni commerciali contro Mosca, un autentico suicidio per l’export europeo alla vigilia di un inverno senza più gas. L’unica novità riguarda proprio Putin, che si stra attrezzando per «fronteggiare l’egemonia mediatica del mondo occidentale», cioè il monopolio anglosassone. Per questo, il capo del Cremlino «sta investendo somme incredibili di denaro nei media russi», come “Rt”, già “Russia Today”, e la news-agency “Ruptly”. Lanciata nel 2005, “Rt” è attualmente disponibile in inglese, spagnolo e arabo, e fa concorrenza a colossi come “Cnn” e “Bbc”, nonostante gli ostacoli eretti dal governo Usa contro la diffusione del canale russo sul territorio nordamericano. «Siamo nel bel mezzo di una guerra di propaganda mediatica spietata: “Rt” è diventata uno strumento assolutamente necessario per la Russia, ai fini di gestione dellapolitica estera, e il Cremlino sta sfidando gli Usa con una guerra di propaganda di Putin su Rtaltissima qualità, che continuamente smentisce il flusso di notizie yankee a senso unico».
I dati di ascolto danno ragione a “Rt”, proposta anche in italiano dalla web-tv “Pandora.Tv” diretta da Giulietto Chiesa: a nove anni dal suo lancio, la televisione di Mosca ha superato persino la “Cnn”, quanto a visualizzazioni su “YouTube”. Con quasi 1,2 miliardi di “vedute”, la “Bbc” è l’unico mezzo di comunicazione prima di “Rt”, che in Gran Bretagna ha più spettatori rispetto al livello europeo di notizie “Euronews” e in alcune grandi città degli Stati Uniti è il canale straniero più seguito. Secondo Peter Pomerantsev, produttore televisivo e saggista, Putin sta reinventando la guerra del XXI secolo, e la propaganda viene utilizzata come arma principale, nella “guerra non lineare” che si va sviluppando a livello mondiale, tra milizie e superpotenze, in uno scontro sempre più irregolare e asimmetrico nel quale si cimenta ormai perfino l’Isis, i cui video terrificanti – la decapitazione Jean Baudrillarddi giornalisti occidentali – dimostra «grande competenza tecnologica», ben maggiore di quella di Al-Qaeda.
Nel suo sapiente utilizzo di mezzi di comunicazione diversi, l’Isis ha utilizzato anche servizi come “JustPaste” per pubblicare riassunti di battaglia, “SoundCloud” per rilasciare report audio, “Instagram” per condividere immagini e “WhatsApp” per diffondere grafiche e video. Significativa anche la pubblicazione di un flusso costante di storie dell’orrore su “Facebook” e “Twitter”, utilizzando l’hashtag #ThinkAgainTurnAway. «L’insurrezione ribelle ha attentamente costruito una narrazione che giustifica la propria lotta contro le divisioni nazionali dei confini mediorientali tracciate dalle potenze occidentali», conclude Rosanna Spadini. «Dunque, nella “War of the Worlds” del terzo millennio, è stata realizzata sotto i nostri occhi la perfetta “eutanasia del reale”». Secondo quanto diceva  Jean Baudrillard, «l’immagine fantasmagorica e multimediale, riprodotta milioni di volte, su milioni di teleschermi accesi 24 ore su 24, ha ucciso la realtà globalizzata, compiendo così “Il delitto perfetto”».

Lettera a RENZI

Egregio Presidente del Consiglio Renzi, 

Lei più volte ha parlato della grande ingiustizia tra chi il lavoro ce l'ha e chi no tra chi ce l'ha a tempo indeterminato e chi precario;più volte ha detto di volere il mercato del lavoro giusto, con cittadini tutti uguali, ..........

Nonostante una marea infinita di frasi belle e giuste, ma astratte, quando Lei Presidente accenna appena-appena a qualche soluzione-non soluzione,  ci fa cadere le braccia!!!
Che significa? Glielo chiarisco subito.
In pratica per tutelare giustamente chi non ha lavoro tu ....... maltrattiingiustamente chi il lavoro ce l’ha, lavoro oltretutto pagato 30-, 35-, 40% in meno rispetto a quanto erogato in Germania, Francia, Inghilterra, ecc!!!! Evidentemente non hai capito che per risolvere il problema è più semplice estendere agli altri i diritti.

Perchè renzuccio con la disoccupazione al 13% e la disoccupazione giovanile oltre il 40% pensi di risolvere la crisi rendendo più facile il licenziamento????? Il fatto che tutto ciò piaccia a Sacconi (l’esteta della tortura alla povera Englaro. Ricordi????) e al confindustriale squinzi non ti spaventa?? Presidente basta vivere con gli occhi chiusi, le orecchie tappate e con la bocca sempre aperta!!!!

Che poi a L’Aquila tante imprese sorte dal nulla, dopo aver fatto un contratto a norma di legge, pagassero-paghino i dipendenti, (obbligatoriamente d’accordo!!!), a fine mese, il 40% in meno e che a fine lavori abbiano chiuso baracca e burattini a te non interessa. Perché??I diritti di quei lavoratori truffati e ricattati a te non interessano?

Dei numerosi e giornalieri danni verificatisi a L’Aquila (Vedi allegato) perché non ne parli??? Non ne sai niente? Non vuoi dare dei dispiaceri asquinzi ?? E del costo delle costruzioni prefabbricate a 2.850 €. anziché 750 €. al m.quadro, silenzio di tomba!! Perché?

Perché non verifichi chi ha assegnato quei lavori a quelle ditte e per quale motivo??? Perché il tandem berlusco - bertolaso non viene da te mai citato in relazione alla RESPONSABILITA’ CIVILE per i danni causati nella ricostruzione a L’Aquila?

Ah già dimenticavo che il condannato  berlusco è un tuo uomo di fiducia!!  Ho letto che Il 17 settembre il presidente di Forza Italia ha incontrato i rappresentanti delle forze dell'ordine: "Il premier mi ha autorizzato a dirvi che è disponibile a incontrarvi a patto che voi rinunciate allo sciopero che avete annunciato". Non mi dire che hai rilasciato deleghe a un condannato?" SIC!! SIC!! PAZZESCO!!

Ed infine avresti potuto evitarci l’abbraccio con il sociologo-filosofeggiante smarchionne altrimenti detto filosofo-socioleggiante!!!! Che vergogna abbracciare chi in un paese (Italia - 60 milioni abitanti) monopolista nella produzione di auto, èriescito a venderne la miseria di poco più di 400 mila nel 2013 e appena 177 mila circa nei primi 5 mesi del 2014!!

Con squinzi  non devi prendere alcun accordo, ma devi semplicemente ricordargli che gli imprenditori veri investono e corrono il rischio d’azienda senza piangere aiuti dallo stato!!! Abbiamo già dato, ricordi la FIAT? Ora basta!!!! D’altronde non hai detto di preferire la FIAT di Marchionne a quella di 30 anni fa quando avevi 9 anni ma già sapevi tutto veroooo?
Che poi quando tu sei diventato adulto Marchionne abbia chiuso  gli stabilimenti di  Termini Imerese, Irisbus ad Avellino e la Cnh di Imola, non ti interessa niente veroooooo??? E dei problemini fiscali della FIAT in Irlanda del Nord, Lussemburgo non dici nulla?

E delle Province che ci dici? Bello il trucco : via il nome ma restano tutte le funzioni!!!! BRAVOOOOOO!!!


Infine perché dei morti sul lavoro per mancato rispetto delle regole da parte degli “Squinzibus” non ne parli? Ma vuoi vedere che non ne sei al corrente????
Dai l’impressione, pardon, la certezza di non capire ciò che dici. Allora pensaci un attimo, prima di parlare, ci puoi arrivare anche tuuuuuuuuu!!!!!!!

P.S. Matteuccio, per la 4.a volta ti chiedo di risolvere il seguente problema : perché chi è proprietario di un appartamento che abita e di un garage detto pertinenza non paga l’IMU e chi invece non è proprietario di alcun appartamento, ma vive in affitto e possiede un garage paga per il garage l’IMU come fosse seconda casa??? Perché non hai ancora risolto questo semplice problemino? Non mi dire che sei troppo impegnato aquaquareggiare, sparlare!!!
Senza saluti!!!!!!!!!