venerdì 5 settembre 2014

Espianti di organi su corpi di soldati ucraini, aperti e ammucchiati. Ma non si può dire

Espianti di organi su corpi di soldati ucraini, aperti e ammucchiati. Ma non si può dire

di Claudio Beccalossi *

Mentre il presidente ucraino, Petro Oleksijovyč Porošenko ed il suo omologo russo, Vladimir Vladimirovič Putin, sembrerebbero (il condizionale è d’obbligo) orientati all’accordo per un “cessate il fuoco permanente” (od un “cessate il fuoco” che saprebbe tanto di tregua per consentire alle truppe governative di ritirarsi dalle “sacche” circondate dai separatisti) nelle zone incandescenti del Donbass.
(UNMONDODITALIANI - UMDI) Vogliamo ricordare che ancora all’inizio di Maggio girava la voce che in Donbass, oltre i mercenari locali e stranieri delle società private militari, c'erano anche diversi medici stranieri con attrezzature speciali.Secondo la gente locale, con l’aiuto dei medici, venivano rimossi dai corpi dei soldati morti o ancora vivi ma feriti gravemente gli organi interni e portati via.Le notizie interessanti, quanto orribili, arrivano dagli ospedali dove si trovano i soldati ucraini feriti dall’armata nazionale di Praviy Sektor.
Fanno estremamente fatica le notizie “sicure” a scavalcare l’odiosa barricata di “deformante versione” e di “silenzioso nichilismo” eretta su quanto avviene nel Donbass sulla pelle di civili inermi e di assatanati militari, paramilitari, nazionalisti, milizie d’autodifesa, separatisti, contractors, volontari e veterani stranieri (non certo solo russi) avvezzi alla “guerra sporca”. Chi guarda alla luna e non al dito ha già compreso i wargames da sciacquone della combriccola Ucraina golpista, Unione Europea “sull’orlo d’una crisi di nervi” (se non già in menopausa), Cia stratega a monte, Nato “Rambo” a valle, Pentagono burattinaio del “Yes, we can”, slogan caduto in disgrazia come il rispetto doveroso della verità e dell’informazione super partes svicolato dai media, ronzini costretti a morder il freno per ordini di scuderia impartiti da “poteri forti” (politici ed economici, di qua e di là dell’Atlantico) dal pelo sullo stomaco più irto di quello d’un cercopiteco. I pacifisti di professione, poi, preferiscono sventolare la loro bandiera arcobaleno in manifestazioni più radical chic che non schierarsi a favore della pace nel Donbass. Meglio incazzarsi in cortei pro popolo palestinese e contro il solito sionismo, magari schierandosi con l’organizzazione palestinese Ḥamās, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya (in arabo, Movimento Islamico di Resistenza, “entusiasmo, zelo, spirito combattente”), piuttosto che sposare la causa pacificatrice dell’est dell’Ucraina in guerra civile…
L’informazione ad uso e consumo dell’italietta sul ciglio del precipizio (e sulla spiaggia d’una, cento, mille Lampedusa, in buonista attesa di eufemistici “migranti”, magari partiti dal Capo di Buona Speranza) non riesce, comunque, a schermare, a censurare tutto. Come il drammatico flusso di “Cargo 200” negli obitori dell’Oblast di Charkiv, dove finisce la “carne da macello” mandata come “spedizione punitiva” nei confronti dei “ribelli” del Donbass. I cadaveri di militari (soprattutto di ex militanti della Guardia nazionale dell’Ucraina), spesso giovani e ridotti in condizioni tali da non consentire il loro riconoscimento e men che meno una riconsegna alle proprie famiglie (con l’inconveniente che queste si rendano conto dell’efferatezza raggiunta dal conflitto intestino) aveva superato, a fine luglio, le duemila unità, cifra che gli scellerati massacratori del proprio popolo (in divisa o senza) si guardano bene dal diffondere. Anche perché molti vengono cremati nell’illusorio intento di cancellare, alla maniera nazista, le tracce dell’infamia perpetrata tra e su compatrioti. Per questi “trasporti speciali” è stato rispolverato il termine “Cargo 200”, titolo d’un film del 2007, scritto e diretto da Aleksej Oktjabrinovič Balabanov, basato su una vicenda vera ma, per gli aspetti particolarmente duri e truculenti, esclusodai Festival di Cannes e di Berlino. “Cargo 200” si riferisce al nome dei voli degli aerei militari che trasportavano dall’Afghanistan nell’ex Unione Sovietica i corpi dei soldati caduti, all’interno di bare di zinco contenute, a loro volta, in casse di legno. Il numero massimo di casse e di salme trasportabili da ciascun aereo preposto era, appunto, 200. Afghanistan e Donbass, parallelo di tragedia inquietante, come la “congiura dell’omissis” obbediente al “pifferaio magico” che se n’infischia di ventenni trucidati nel Donbass e dei loro resti che non verranno mai restituiti ai propri cari. Ennesima bestemmia della ciurmaglia post-Majdán al governo a Kyïv per adempiere a sordidi interessi internazionali di bottega.
Ma non è tutto. L'ennesima ipotesi di nefandezza oscurata, ergo, nascosta dal “regime dei media”, riguarda ancora i cadaveri dei militari ucrainigovernativi dai quali verrebbero espiantati organi per poi essere venduti a chissà chi, come e quando. L’incertezza su quest’altra vergogna disumana della congrega anticompatrioti al potere, con il tifo ultras da stadio d’Unione Europea e degli Stati Uniti, è ancora dovuto, fino a quando ulteriori informazioni neutrali forniranno conferme, smentite o chiarimenti. Rimane emblematica la foto riprodotta, scattata da medici a Mariupol’ e divulgata (il 26 agosto 2014) contando sull’anonimato ma con la postilla “ripubblicare al massimo”. «Eviscerati degli organi del corpo a soldati ucraini dalla zona della cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo attuata dal governo di Kyïv, n.d.t.)». E, di seguito, le accorate raccomandazioni: «Madre ucraina! Pensa prima d’inviare i tuoi figli in guerra! È possibile che non li rivedrai più ed i loro corpi saranno venduti per un sacco di soldi in Europa. Soldati ucraini! Tornate dal fronte se non volete che i vostri organi siano venduti per denaro arricchendo ulteriormente gli oligarchi e Kolomoiskiy Valtsmana-Poroshenko». E’ possibile che in un angolo della (cosiddetta) civile Europa vengano impunemente commesse simili, presumibili atrocità? E che venga soffocato pure il banale bisogno di trasparenza?

* Claudio Beccalossi, editorialista
** Editing a cura di Bartolomeo Alberico

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Immigrazione ,Lettera Aperta alla Lega

Lettera Aperta alla Lega nella persona del suo segretario Salvini



"Occidit qui non servat" dicevano i latini - Chi non salva, uccide - Lo vogliamo dire sommessamente a Salvini? Lo so che in cuor suo vorrebbe affondare i barconi, qualcuno nella Lega lo ha già prospettato, ma non osa più dirlo per non diventare "troppo" impopolare. Ed allora Salvini, dacci la tua soluzione visto che siamo di fronte ad vero e proprio esodo che definirei biblico. Hai mai priovato, caro (si fa per dire) Salvini a svuotare il mare con un cucchiaio? Ma se riuscissi a svuotare il Mediterraneo quelli verrebbero a piedi ancora più facilmente.
Non dimenticare che quella è gente sfrutta da centinaia d'anni ed ancora oggi da noi europei. Gli abbiamo portato via di tutto dal petrolio, all'oro, ai diamanti, ai metalli rari, ai prodotti agricoli. Li abbiamo persinio "esportati" come schiavi in condizioni a dir poco disumane(18 milioni più le centinaia di migliaia morti durante i viaggi nelle stive e gettati a mare) per farli lavorare ed "allevare" come bestie. E dopo tutto ciò li abbiamo magnanimamente (ma come siamo buoni) "liberati" ghettizzandoli però. Siamo andati a ghettizzarli persino in casa loro (Sudafrica). Signor Salvini, versione con la barbetta a mo' di tono ma non basta, va già bene se non vengono su e ci mangiano il fegato.



giovedì 4 settembre 2014

Importante ordinanza della Cassazione Parcheggi a pagamento, le strisce blu non hanno valore se…

Parcheggi a pagamento, le strisce blu non hanno valore se…


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Strisce blu. Importante ordinanza della Cassazione che sancisce la nullità del verbale se il Comune non prova l’esistenza di aree di sosta gratuita nelle vicinanze di quelle a pagamento.
Duro colpo per quelle amministrazioni comunali che pensano di far cassa facile con le “strisce blu”, le famigerate aree a pagamento che hanno letteralmente invaso le aree urbane. Con l’importante ordinanza numero 18575 pubblicata in data di ieri 3 settembre dalla Corte di Cassazione, sesta sezione civile, sarà più semplice per gli automobilisti ottenere l’annullamento della multa per non avere corrisposto il prezzo del “grattino” nelle zone di sosta a pagamento. Spetta al Comune dover provare l’esistenza di aree a libera sosta nelle vicinanze e non al “multato”. Nel caso di specie i giudici di legittimità hanno accolto il ricorso di una donna sanzionata per aver parcheggiato nell’area a pagamento senza esporre il tagliando.Ribaltata la sentenza di merito che aveva rigettato il ricorso della cittadina che lamentato l’inesistenza di zone gratuite contigue a quelle a pagamento.Per gli ermellini è onere del Comune produrre in giudizio le ordinanze che regolamentano la sosta nell’area. In particolare, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, esponendo un nuovo principio che senza dubbio farà discutere perchè renderà più semplice l’annullamento delle multe per l’omessa esposizione del ticket, i giudici di Piazza Cavour hanno espressamente affermato che «nel giudizio di opposizione a verbale di accertamento di infrazione del codice della strada, grava sull’autorità amministrativa opposta, a fronte di una specifica contestazione da parte dell’opponente, che lamenti la mancata riserva di una adeguata area destinata a parcheggio libero, la prova della esistenza della delibera che escluda la sussistenza di tale obbligo ai sensi dell’art.7 comma 8 C.d.S.».

martedì 2 settembre 2014

Gli Aeroporti di Foggia e Taranto Fanno Paura a Vendola??

Vendola interrogato su Aeroporti di Puglia: “Davvero Ryanair non vuole puntare su Foggia e Taranto?”

Il consigliere Alfredo Cervellera (Sel) ha presentato una interrogazione con la quale richiama l’impegno assunto in Aula consiliare dalla Giunta e da Aeroporti di Puglia, di concedere voli commerciali dallo scalo aeroportuale di Taranto-Grottaglie, qualora qualche compagnia aerea ne facesse richiesta.
In tal senso Cervellera chiede “se rispondono al vero le dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal nuovo amministratore delegato di Ryanair, il bergamasco John Alborante, che ha affermato che nei rapporti intercorsi con Aeroporti di Puglia non gli è stato mai fatto menzione di voler sfruttare gli scali di Foggia e Taranto e ciò per lui è strano ‘perché noi pur di sviluppare il traffico cerchiamo anche vecchi scali dismessi da ammodernare’”.
Alla luce di queste dichiarazioni l’esponente di Sel chiede di conoscere l’orientamento della Giunta regionale, in particolare “se sia possibile sperare in una rinegoziazione dell’accordo esistente tra Aeroporti di Puglia e Ryanair con la possibilità di decentrare voli da Bari e da Brindisi su questi due scali”.

La classifica dei migliori piatti della cucina romana

La classifica dei migliori piatti della cucina romana

2 settembre 2014

Tracciare un percorso o una classifica dei migliori piatti della tradizione non è impresa facile. In un pomeriggio di quelli grigi, brutti e afosi ai quali ci ha abituato un estate avida di belle giornate, il gruppo dei redattori romani di Agrodolce si è riunito per scegliere quali, tra i piatti che continuano a deliziare i nostri palati, siano le preparazioni più vocate per rappresentare l’intera cucina romanesca. Creare un elenco ordinato di quelli che per molti di noi sono piatti del cuore non è stata affatto una questione semplice. Alla fine ce l’abbiamo fatta: ecco i piatti migliori della cucina romana secondo la redazione di Agrodolce.
  1. 14
    Cacio e pepe. Tre ingredienti: una buona pasta (meglio se fatta in casa) cacio e pepe. Un’ode alla semplicità che richiede una giusta dose di maestria nell’arte della mantecatura. Per tradizione il sugo sapido e speziato si accompagna ai tonnarelli, ma non manca chi predilige gli gnocchi, anche fritti. Numerose le rivisitazioni che fanno del magico duo di formaggio e pepe il ripieno per i ravioli o il legante cremoso del risotto o l’aroma che non ti aspetti all’interno del supplì.
  2. 13
    Pollo con peperoni. Un classico che nella mente del romano doc si associa al ricordo di giornate roventi di mezza estate passate nella calura della capitale. Il piatto tipico di ferragosto unisce il sapore delicato del pollo all’aroma ricco dei peperoni, che di solito vengono cucinati a parte e uniti alla carne bianca solo in seguito.
  3. 12
    Carbonara. Tracciare la vera storia di una delle paste più amate tanto a Roma quanto in Italia è un compito davvero difficile. Il suo successo è recente, sono pochissime ed effimere, infatti, le tracce di questa preparazione anteriori alla fine della seconda guerra mondiale. Che sia figlia dello sbarco alleato o una trasformazione del cacio e ova ciociaro o ancora che sia sempre esistita a livello popolare ma mai codificata, la carbonara resta uno dei capisaldi dell’offerta gastronomica romanesca.
  4. 11
    Coratella. Il nome romano delle interiora di agnello o abbacchio si è via via diffuso per tutta la penisola, sostituendo in qualche caso o accompagnando lemmi regionali. Le ricette tradizionali prevedono che il quinto quarto possa essere insaporito da abbondante trito di cipolla ed eventualmente dal carciofo romanesco, varietà locale di questo ortaggio.
  5. 10
    Carciofi alla giudia. La cucina ebraica ha influenzato quella romanesca lasciando tracce evidenti nelle preparazioni e in alcuni piatti tipici. I carciofi, introdotti in Italia nel XV secolo ad opera degli arabi sono man mano diventati un elemento fondamentale della cucina laziale. Per questa preparazione occorre una discreta manualità ma il successo è assicurato. Tornito il carciofo e allargate le foglie, si immerge in olio bollente fino a che il cuore non è cotto, successivamente si procede ad alzare la fiamma e a rendere croccanti i carciofi.
  6. 9
    Trippa alla romana. Preparato tradizionalmente con il reticolo di vitello o manzo, questo piatto è arricchito da pecorino e menta anche se ne esistono numerose varianti. La ricetta tradizionale si è via via modificata semplificando la cottura e preferendo partire spesso da una trippa sbiancata o precotta che ha un sapore meno intenso e risulta più digeribile: a ragione i puristi storceranno il naso.
  7. 8
    Abbacchio alla scottadito. La tenerezza dell’agnello da latte caratterizza queste costolette che vengono cotte sulla brace nel periodo pasquale, la cottura perfetta non è facile da ottenere. Le costolette sono spesso molto piccole e il rischio è che, cotte per troppo tempo, risultino secche. Per tradizione questo piatto è mangiato molto caldo e direttamente con le mani, è d’obbligo poi leccarsi le dita.
  8. 7
    Vignarola. Che accompagni la pasta o sia presentato nella sua versione tradizionale (zuppa che si assapora intingendovi del pane), questo è il piatto che celebra la primavera. Fave, piselli, carciofi, lattuga, cipolle novelle e guanciale compongono una pietanza gustosa tra le più amate e reinterpretate.  
  9. 6
    Coda alla vaccinara.  In passato questo taglio di carne povera aveva un valore economico così esiguo che era spesso regalato a coloro che macellavano i capi di bestiame. Deriva proprio da questa abitudine il nome di questo piatto goloso di difficile preparazione. Vi è ben poca carne tra le vertebre caudali del bovino e solo una cottura lenta alla giusta temperatura riesce a conferire la consistenza morbidissima  a cui siamo abituati. Il sugo poi è un ottimo intingolo in cui immergere fette di pane.
  10. 5
    Amatriciana. Il sugo accompagna rigorosamente i bucatini. Originario della città di Amatrice (un tempo città abruzzese) nasce come variante creativa della gricia. Fondamentale per la riuscita di questo primo piatto è un guanciale asciutto che conferisca al sugo quella parte grassa e succulenza di cui i bucatini hanno bisogno per risultare ben mantecati.
  11. 4
    Fettuccine con le rigaglie di pollo. Le interiora di pollo (fegatini, cuore, stomaco ma anche bargigli e testicoli) rendono questa pasta all’uovo tanto amata dai romani da sfiorare il podio della nostra classifica.
  12. 3
    Broccoli e arzilla. La zuppa tradizionale della cucina ebraica stupisce per la sua semplicità. I broccoli romaneschi (quelli che con le loro punte formano graziosi frattali) ben si sposano con le carni sapide della razza, il brodo è reso corposo e vellultato da un ricco soffritto. Alla zuppa sono spesso aggiunti spaghetti o pasta corta  per creare un primo piatto di sicuro impatto.
  13. 2
    Baccalà. I filetti fritti sono l’antipasto più adatto per iniziare al meglio una serata in pizzeria. Le carni leggermente sapide del merluzzo vengono avvolte da una pastella croccante che non deve affatto inzupparsi di olio. Il risultato è un finger food di rara bontà. Si rischia di abusarne.
  14. 1
    Pajata. La prima parte dell’intestino sia vitello sia di angello, viene cotta per intera con il chimo al suo interno. Si prepara alla griglia o alla cacciatora ma comunemente è utilizzata per insaporire un sugo denso realizzato con pomodori freschi o con triplo concetrato di pomodoro. Il connubio perfetto? Un abbondante piatto di rigatoni cotti al dente.