giovedì 5 aprile 2012

Gli scrittori dicono no al Festival dell'Inedito di Firenze: basta fare cassa coi sogni di pubblicazione


Gli scrittori dicono no al Festival dell'Inedito di Firenze: basta fare cassa coi sogni di pubblicazione

Gli scrittori dicono no al Festival dell'Inedito di Firenze: basta fare cassa coi sogni di pubblicazione
© Cristina Arias/Cover

"Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti" diceva il vate della pop art Andy Warhol, che non arrivò però a prevedere la deformazione contemporanea, ovvero che per quei 15 minuti saremmo stati disposti a pagare, anche caro, soprattutto se sprovvisti di talento per emergere altrimenti. Nel mare magnum di master, corsi d'aggiornamento e costosi attestati, il mondo della letteratura è stato al passo dello spirito dei tempi e ha favorito negli ultimi anni la diffusione su larga scala di concorsi a pagamento e self-publishing, facendo percepire come superfluo il lavoro di scouting e selezione delle case editrici.
Ma non sempre i fautori del talento in vendita la passano liscia: è il caso del Festival dell'Inedito di Firenze, l'evento fissato per il prossimo ottobre che ha scatenato le ire del mondo letterario. Il festival si rivolge agli aspiranti scrittori e gli propone vari gradi di partecipazione, dalla presentazione di una propria opera inedita all'incontro con un agente letterario alla possibilità di avere un proprio stand. Il tutto richiede un salato pagamento: si parte da 130 euro (più Iva) per partecipare alle selezioni, ma si possono pagare 400 euro (sempre Iva esclusa) per avere uno stand, e sforando quota 600 euro avere una preview sul sito Excalibooks ed eventualmente, essere venduto allo stesso sito per un anno intero, partecipando ad un contest per l´eventuale pubblicazione. 
Un gruppo di scrittori fiorentini, tra i quali Alessandro Raveggi e Vanni Santoni, spalleggiati da colleghi del resto d'Italia come Michela Murgia e Giorgio Vasta, hanno scritto una lettera aperta all'amministrazione della città perché ritiri il patrocinio al festival (per il momento la Siae ha ritirato il suo):
"Crediamo che iniziative come questa riflettano quello che sta accadendo a una parte della produzione culturale italiana: la dismissione della selezione intellettuale intesa come valore e l’ostracizzazione della scelta critica in favore di pratiche di valutazione, promozione e pubblicazione a pagamento"
e hanno preso le difese di chi con la cultura ci lavora quotidianamente senza ricavarne un gran profitto:
"La nostra posizione contempla cioè la preoccupazione nei confronti non solo di chi 'acquista' cultura, ma anche di chi la produce: col nostro appello vogliamo difendere anche i diritti dei tanti lavoratori della cultura sottopagati e sfruttati, che ogni giorno realizzano traduzioni, comunicati stampa, volumi, eventi, lavorando per un ingranaggio che rischia di andare fuori dal proprio sesto anche a causa di cattive pratiche come quella di un 'festival dell’inedito' in cui si chiedono cospicui contributi ai partecipanti".

Nessun commento:

Posta un commento