venerdì 6 aprile 2012

Londra 2012 si prepara a contrastare gli attacchi hacker. Paure legittime o deriva securitaria?


Londra 2012 si prepara a contrastare gli attacchi hacker. Paure legittime o deriva securitaria?

Londra 2012 si prepara a contrastare gli attacchi hacker. Paure legittime o deriva securitaria?
© Dan Kitwood/Getty Images
"Subiremo sicuramente degli attacchi hacker. Le precedenti edizioni dei Giochi le hanno subite e così toccherà a noi. Stiamo lavorando con il governo per riuscire a contrastarli". Così parlava nel 2011 Gerry Pennel, capo della sicurezza per Londra 2012. Per questo, per far fronte a quello che oltremanica è sentito come un pericolo estremamente concreto, è stato predisposto un poderoso sistema di contrasto ai cyber-attacchi. La Atos Origin, una compagnia che si occupa di sicurezza online, ha spostato una parte dei suoi 450 dipendenti formando un team specializzato. Lo scopo è di proteggere l'enorme quantità di dati sensibili legati agli atleti, ai risultati, agli eventi ed agli spettatori. Come spiega il Guardian, le olimpiadi londinesi avranno a che fare con un quantitativo di dati legati ai risultati sportivi superiore del 30% rispetto a Pechino 2008, oltre che ad una richiesta maggiore di dati da parte degli utenti della rete.
Secondo il quotidiano inglese però questa preoccupazione non è condivisa unanimemente. Se l'investimento in termini di sicurezza può facilmente essere quantificato in termini di milioni di sterline (dati precisi non sono stati resi noti), nessuno ricorda hackeraggi eclatanti in occasione delle olimpiadi, e "l'idea che i giochi possano essere nel mirino di Anonymous fa alzare il sopracciglio a molti". Il Guardian cita Graham Cluley, consulente della società di sicurezza online Sophos, secondo cui i rischi maggiori sarebbero legati al furto dei dati sensibili degli atleti (ed in qualche caso anche degli spettatori) conservati negli archivi digitali, al pericolo che qualche hacker buontempone si diverta a "giocare" con il medagliere ed alla diffusione di malware che i cyber-guerrieri potrebbero utilizzare come esca. Ma alla fin fine i pericoli più grossi arriveranno secondo lui dalle classiche truffe online, quelle che offrono biglietti scontati o molto difficili da trovare per rivelarsi poi una bufala.
Quello che è certo è che in Inghilterra quello della sicurezza online è un tema scottante in questo periodo. Pochi giorni fa è arrivata la conferma dell'Home Office (il ministero degli Interni britannico) riguardo alla nuova legge che darà la possibilità alle autorità di estendere il controllo su email e social media. L'obiettivo è quello di lottare in maniera più efficace contro i crimini gravi e contro il terrorismo. Contattata dal sito francese Owni, la direttrice di Big Brother Watch (organizzazione che si occupa della tutela dei diritti dei cittadini di fronte alle ingerenze nella privacy) Emma Carr non ha dubbi: "dietro il progetto di legge ci sono le sollecitazioni del Government Communications Headquarters".  Il GCHQ è una delle tre agenzie di intelligence inglesi, il più grande servizio di intercettazioni occidentale dopo l'americana NSA. "Il suo slogan - fa notare Owni - «mantenere la nostra società sicura nell'era di internet» - è degno di Minority Report", il romanzo nel quale Philip K. Dick immagina una polizia onnipresente che arresta i criminali prima ancora che abbiano l'idea di commettere un crimine.

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