venerdì 25 maggio 2012

Come negli anni 50/60 E' 'corsa' a emigrare in Australia


E' 'corsa' a emigrare in Australia

Opportunità per tecnici e specializzati lavoro_curriculum_296Un salto indietro nel tempo, a cent'anni fa. Sì, perché se ai primi del '900 erano migliaia e migliaia gli italiani che partivano alla ricerca di fortuna verso l'Australia, oggi l'assenza di lavoro e la recessione, spingono tanti nostri connazionali a 'vestire' i panni degli emigranti, come tanti anni prima i loro nonni e trisavoli, per cercare una 'nuova frontiera' verso la terra dei canguri. O almeno a provarci.

"Certo, negli ultimi tempi -spiega Vincenzo Romiti, presidente dell'associazione 'Italia-Australia', attiva dal 1976- c'è stato un forte incremento delle persone che cercano informazioni e dati, rivolgendosi anche a noi, su come trasferirsi in Australia per lavoro. Anche se poi alla fine il numero di chi decide davvero di emigrare, e ci riesce, non supera, da quanto ne sappiamo, le 300-400 unità all'anno".

Infatti, è possibile emigrare in Australia per lavoro solo se si è in possesso di una serie di requisiti sulla base dell'età' (che deve essere inferiore a 45 anni), studio, esperienza professionale e conoscenza della lingua. La conoscenza dell'inglese infatti è fondamentale non solo per ottenere un lavoro, ma anche per sostenere un colloquio.

"Si deve capire che andare in Australia -sottolinea Romiti- non vuol dire trasferirsi in un'altra provincia italiana, ma recarsi in un paese anglo-sassone e anche un po' asiatico. Se non conosci bene l'inglese non puoi fare l'impiegato in Australia. E i titoli di studio conseguiti in Italia devono essere prima riconosciuti in Australia, altrimenti non hanno alcun valore, non vi è alcun riconoscimento automatico".

Quindi attenzione a non scambiare l'Australia per un Eldorado che non c'è. Anche se, come, e forse più, di tanti anni fa, resta un Paese con tante opportunità per chi le sa cogliere. "Chi ha idee e tecnologie, e un po' di capitale da poter investire - sottolinea Romiti- ha in quel Paese la possibilità per potere crescere, a differenza che in Italia dove invece non praticamente è possibile. Prendiamo tecnici e operai specializzati restati in questi mesi senza lavoro per via della crisi in Italia. Sono loro a possedere delle competenze fondamentali – aggiunge - che, unite con un piccolo capitale iniziale, potrebbero utilizzare per lanciare qualche nuova attività produttiva in Australia".

Mentre, per chi invece sceglie di provare a fare l'impiegato o comunque il lavoratore dipendente, "ci deve pensare bene, perché ha sì magari uno stipendio più alto, ma si trova ad avere a che fare con un costo delle vita più alto, e in un Paese straniero".

Ma per chi non ha intenzione di abbandonare l'Italia, ma solo di conoscere un Paese nuovo, e fare un po' di esperienza, l'Australia ha più o meno le 'porte aperte'.

I cittadini italiani tra i 18 e i 30 anni possono ottenere, infatti, un visto vacanze-lavoro valido per un anno, rinnovabile una seconda volta se nel primo anno si svolgono attività nelle zone rurali per almeno tre mesi come bracciante, raccoglitore di frutta, giardiniere.

"Nel settore agricolo -conclude Romiti- c'e' molta possibilità per il lavoro stagionale. Ci sono 1.400-1.500 fattorie australiane, che in collaborazione con la nostra associazione, offrono vitto e alloggio in cambio di collaborazione nel lavoro in fattoria. Ma le richieste dall'Italia sono al massimo qualche decina all'anno".

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