giovedì 3 maggio 2012

Per il bene dell'europa tifo FRANCOIS HOLLANDE


NICOLAS SARKOZY E FRANCOIS HOLLANDE: LO SCONTRO FINALE METTE IN DISCUSSIONE I SONDAGGI

3 MAGGIO 2012.  A partire dalle 21.00 di mercoledì 2 maggio, Nicolas Sarkozy e François Hollande hanno giocato il tutto per tutto per convincere gli elettori che ciascuno di loro era il candito migliore, per continuare ad essere o divenire, il Presidente della Repubblica Francese.
SARKOZY E HOLLANDE
Il dibattito è stato trasmesso e seguito, non solo in Francia, ma anche in Europa, quasi come se quello di domenica sarà un risultato capace d’influenzare e modificare il futuro non solo della Francia ma anche dell’Europa visto che la possibile vittoria di uno dei due candidati potrebbe portare ad un profondo cambiamento della politica e degli assetti europei con conseguenze diverse su ciascuna nazione, non in ultima la nostra.
Il dibattito ha visto Nicolas Sarkozy e François Hollande presentare il loro programma e cercare di sminuire o contrastare il punto di vista o il pensiero dell’altro; a far da mediatori Laurence Ferrari di TF1 e David Pujadas di France 2 che per tutta la serata sono rimasti inespressivi come i croupier di un Casinò addetti solo a lanciare la palle e ritrarsi immediatamente dopo.
In prima battuta quello che emerge dall’incotro è la fedeltà del dibattito con quanto pronosticato dai media francesi e europei: Hollande avrebbe dato prova di calma e tranquillità, Sarkozy avrebbe perso la pazienza. E questo di fatto si è verificato durante quasi tutto il dibattito, ma in modo diverso da come lo si poteva immaginare.
Leggendo infatti i commenti su molti siti web francesi, inglesi e anche italiani è emerso che la serenità di Hollande, non appare ostentata, ma è quasi una dote innata; in lui, tecnocrate di origine ancor prima che politico di esperienza, la capacità di non perdere mai la calma qualsiasi cosa dica o per ogni cosa senta, che si è protratta per le quasi tre ore del dibattito, ha sorpreso tutti, fin quasi da non sapere come interpretare un autocontrollo tanto ferreo.
In molti hanno interpretato la calma sfoggiata da Hollande come eccessiva sicurezza di se. Tantissimi, soprattutto francesi hanno scritto che Hollande si è portato troppo avanti, ha parlato da vincitore, da nuovo Presidente e questo ancor prima di avere la vittoria in tasca. I sondaggi che inizialmente davano Hollande in netto vantaggio rispetto a Sarzoky ora rimettono in discussione l’esito delle votazioni di domenica.
Sarkozy per parte sua, ha rispettato a sua volta le aspettative, si è innervosito, lo ha dato a vedere, ma lasciando sorpresi tutti, non ha perso mai la lucidità nella sfida di questa sera. Sarkozy, nonostante il fastidio suscitato dall’uomo qualunque, Hollande, con il suo temperamento mite e l’aria dimessa, non ha perso occasione per ricordare che per essere Presidente delle Repubblica francese occorre essere un uomo speciale, e non un banale tecnocrate o un uomo che in passato fu il portaborse di Mitterand.
Difficile dire chi dei due abbia primeggiato durante il dibattito. Se fosse stata una partita di calcio avremmo parlato di un pareggio con una lieve tenuta di campo a favore di Sarkozy. Infatti, per quanto Hollande sia costantemente cresciuto nel corso della campagna elettorale, Sarkozy alla fine pare sia risultato più gradevole agli elettori o se non altro più sicuro di se, in un certo senso più adatto ad essere Presidente. Sembra difficile, se non impossibile, per Hollade levarsi di dosso l’aria da impiegato contabile.
Sarkozy  e Hollande hanno snocciolato una gran quantità di cifre e al contempo, solo raramente, hanno mostrato di essere in  disaccordo fin anche sui numeri e sui dati presentati, per il quali non poche volte si sono scambiati, molto poco gentilmente, l’accusa di dire menzogne.
Gli elettori hanno osservato che in più occasioni Hollande si sarebbe mostrato sgarbato rispetto a Sarkozy, perché lo avrebbe interrotto troppo spesso e perché avrebbe avuto la tendenza a parlare “su di lui”.
Sarkozy è partito all’attacco ricordando ad Hollande che dietro di lui c’era stato DSK (Dominique Strauss Kahn) e questo ha dato un po’ di vantaggio a Sarkozy, mentre per contro, ha imposto ad Hollande ricominciare sulla difensiva. D’altronde, Hollande non poteva fare altro che dire quanto sostenuto fin da subito, cioè che conosceva l’uomo politico e le sue capacità come economista non certo poteva entrare nel merito dalla vita privata di DSK.
Hollande però ha reso il favore a Sarkozy e prima che il dibattito finisse non ha perso occasione per ricordare a Sarkozy che c’era stato un tempo in cui era stato amico del nostro ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Sarkozy non ha certo difeso l’amicizia e l’ha smentito immediatamente mostrandosi anzi infastidito; Hollande imperterrito gli ha ricordato come lui e Berlusconi facessero parte dello stesso partito all’interno della rappresentanza europea, ma Sarkozy ha respinto anche questa possibilità ricordando che Berlusconi faceva riferimento solo a Berlusconi.
Sarkozy si gioca il tutto per tutto sul tema dell’immigrazione comunicando di voler commisurare il numero degli accoglimenti alla situazione economica del paese che al momento non può garantire gli stessi numeri che aveva offerto nel passato, imponendo dei limiti anche nella politica dei ricongiungimenti famigliari che devono essere ulteriormente limitati da alcuni fattori quali: reddito, abitazione, permanenza nel paese, conoscenza della lingue francese e delle istituzioni etc.
Hollande invece su questo tema appare più fumoso, chiaramente non vuole deludere le aspettative che la sinistra ha sempre difeso come l’accoglimento degli stranieri in numero maggiore rispetto alla destra. Su questo tema Hollande ha riproposto il tema del voto degli immigrati alle elezioni municipali.
Questa possibilità agli inizi del duemila era stata già ventilata dallo stesso Sarkozy, ma come dice ora, i tempi sono cambiati, e la componente musulmana non può essere trascurata. Questo tema per qualche istante ha rischiato di far finire Sarkozy alle corde, perché Hollande continuava ad incalzarlo rimproverandogli di legare il tema dei diritti a quello della religione. Tuttavia, Sarkozy, da politico consumato qual’è non ha dimenticato gli elettori di Marine Le Peni. Così alla fine ha giocato la carta della franchezza e senza temere di cadere in quello che potrebbe essere considerato politicamente scorretto ha dichiarato: “il diritto di voto per gli stranieri, non significa canadesi, norvegesi o americani, ma i nordafricani, africani sub-sahariani, algerini …” così che con poche battute torna il tema del burqa e della carne “halal”. Prima però di introdurre questi temi, astutamente fa un cenno alle sue origini ungheresi e dice: “so da dove vengo” . Hollande che all’inizio sembra più sicuro di se, su questo punto ha iniziato a incespicare sulle procedure per immigrati illegali e Sarkozy ne ha approfittato per ricordare che tra le sue intenzioni c’è quella proprio di dimezzare il numero degli immigrati e limitare agli stranieri non europei i benefici che le istituzioni francesi concedono ai propri cittadini.
Sarkozy, nonostante le esperienze recenti e drammatiche del Giappone, riesce a togliersi d’impiccio egregiamente anche sul tema delle centrali nucleari. Hollande infatti aveva impostato parte della sua campagna elettorale sulla volontà di chiudere la  centrale nucleare di Fessenheim ormai vecchia di trent’anni e di ridurre per la Francia il ricorso all’approvvigionamento di energia elettrica da fonte nucleare. Sarkozy ha preso però la palla al balzo, ricordando come in Francia esista un ente indipendente che si occupa di energia nucleare con il quale il Presidente della Repubblica deve sapersi confrontare. In oltre, ha ricordato ai francesi, come l’utilizzo delle centrali nucleari in Francia abbia permesso di tenere i costi dell’energia elettrica del 30% inferiori rispetto a quelli di altre nazioni europee che perseguono nella strada delle energie da fonti tradizionali e rinnovabili più costose comunque dell’energia nucleare e in un momento di crisi questo argomento non può essere ignorato dall’elettorato e Sarkò lo sa bene.
Hollande si è dimostrato per contro più brillante sul tema dell’occupazione e della scuola, spazio che ha usato per ricordare ai francesi, il grave stato di abbandono in cui si trova la scuola francese  e il bisogno che essa ha di rilanciarne competenza e meriti. Questo può avvenire solo attraverso un piano di nuove assunzioni (parla di migliaia) e della ripresa di corsi di formazione che invece erano stati sospesi durante il governo Sarkozy, per dare la precedenza invece alla formazione universitaria degli insegnati, così per lo meno lo ha inteso Sarkozy.
Di parare completamente opposto a quello di Hollande,  Sarkozy per gli insegnanti ha anzi proposto un’ulteriore riduzione di numero e l’incremento per quelli rimasti delle ore di attività che dovrebbero passare dal 18 a 26. Per contro gli insegnanti riceverebbero un incremento del proprio stipendio del 25% circa.
I due aspiranti presidenti si sono ritrovati nuovamente agli antipodi sul tema dell’Afghanistan: secondo Hollande occorre ritirare le truppe francesi entro il 2012, perché l’operazione è costosa, le truppe sono esposte inutilmente ad un ingiusto pericolo per via della guerra talebana e i risultati, nonostante gli aiuti alla popolazione, sembrano ben lontani dall’essere prodotti.
Per le stesse ragioni Sarkozy ha detto che la Francia non può venir meno agli impegni internazionali, per rispetto dei parenti delle vittime e per i sacrifici compiuti non può abbandonare il campo ora che la situazione non è ancora normalizzata e che la Francia rispetterà gli accordi internazionali fino a riconsegnare l’Afganistan alle truppe di Karzai non appena si creeranno le condizioni di sicurezze stabilite in accordo con i Partner europei e americani.
Da qui, il passo è breve per parlare di Europa, lasciando indietro le polemiche di Hollande sulla Merkel e la Germania (polemiche che sono condivisibili da chiunque dotato di un minimo di buon senso), sono finiti a scontrarsi Hollande patrocinando la causa delle rivisitazione del Fiscal Compact e Sarkozy, che ha rimproverato ad Holland di essere anacronistico e di non rispettare gli impegni internazionali per eccesso di fantasia e mancanza di lungimiranza, di rivedere gli accordi di Schengen qualora non sarà posto un argine ai flussi migratori che dal Magreb e dall’Africa Subsahariana confluiscono in massa all’interno dei territori francesi.
Alla fine del dibattito, quello che ha colpito di più è stato che Hollande ha continuato a parlare agli elettori di sinistra, cercando di portarli tutti al voto domenica, mentre Sarkozy, ha tenuto un dibattito in cui non ha mai perso d’occhio il suo vecchio elettorato, non a caso è sempre stato considerato il presidente della classe medio alta, ma ha fatto il possibile per conquistare gli orfani di Le Pen, che sono quasi un buon 20% che secondo le indicazioni della propria leader dovrebbero restare a casa o votare scheda bianca. Ma Sarkozy non ha smesso neppure di strizzare l’occhio alla piccola percentuale degli aventi diritto che domenica scorsa è  finita per restare a casa.
Per capire però chi sarà il vero vincitore dello scontro televisivo, che altro non è che il fulcro di una campagna elettorale combattuta fino all’ultimo giorno senza esclusione di colpi, occorrerà attendere il 6 maggio, e forse aspettare fino all’ultimo quando ogni scheda sarà contata e controllata. Secondo un sondaggio condotto alla fine del dibattito dal quotidiano francese (versione online) Le Figarò, solo il 18,08″ degli spettatori ha cambiato opinione sui candidati dopo aver assistito al dibattito televisivo, mentre l’80,92% ha ammesso di aver tenuto la propria opinione invariata.
Quindi come dicevano all’inizio, finora né vinti né vincitori; però sarebbe utili capire com’è ripartita la percentuale di quelli che hanno votato si, così da poter pronosticare se Sarkozy sarà riuscito nell’intento, quasi disperato stando alle votazioni di domenica scorsa, di far flettere l’ago della bilancia dalla sua parte.

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