giovedì 29 novembre 2012

Murgia, la fine dell'Incanto,Fallisce l'azienda di diva


Murgia, la fine dell'Incanto

i: in 193 senza stipendio. Nel distretto del salotto persi 10 mila posti dal 2001.


Era definito il Nord-Est del Mezzogiorno. Ma ormai il distretto della Murgia, famoso per la produzione di divani e poltrone, vive una crisi profonda. I capannoni artigianali del mobile imbottito, dislocati tra Puglia e Basilicata, restano vuoti.
PERSI 10 MILA POSTI DI LAVORO. Nell’intera zona, dal 2001 a oggi, sono andati persi quasi 10 mila posti di lavoro. Incrociando i dati provenienti da diverse ricerche (Università degli Studi della Basilicata, Movimprese di Infocamere e Distretto mobile Matera) emerge come la forza lavoro impiegata si sia ridotta di un terzo rispetto ai tempi d’oro. Eppure le città di Altamura, Matera e Santeramo - all’alba del nuovo millennio - costituivano il triangolo produttivo del salotto Made in Italy.
DAL BOOM ALLA CRISI. Il distretto, che meno di 10 anni fa valeva oltre 2 miliardi di fatturato e realizzava più del 10% della produzione mondiale di divani, adesso sconta le conseguenze della crisi economica mondiale, ma anche di una cattiva gestione imprenditoriale, della crescente presenza di manodopera sottocosto e della mancata creazione di un sistema impresa sul territorio.
L'ultima azienda in ordine di tempo a doversi arrendere è l’Incanto Group dichiarata ufficialmente fallita il 26 ottobre 2012. «La chiusura segue quella di altre grandi aziende del mobile imbottito come la Nicoletti», spiega Mino Paolicelli, coordinatore Feneal Uil, «e rappresenta il fallimento di un settore che non è stato salvaguardato».
CONCORRENZA CINESE. La crisi internazionale ha ridotto le commesse e abbassato il costo dei divani prodotti all’estero. «Cinesi e rumeni riescono a produrre divani di qualità accettabile a prezzi economici e le aziende locali come L’incanto Group non hanno potuto né saputo reagire alla concorrenza», continua Paolicelli.
La fine della parabola dell’Incanto è significativa perché racchiude tutti quegli elementi che hanno portato al crollo di un settore che per 10 anni, dal 1995 al 2005, ha rappresentato una delle più belle favole del Sud Italia.
Oltre alla cattiva gestione aziendale, alla diminuzione di competitività del prodotto e all'incapacità di fare quadrato attorno al distretto, va segnalato anche lo stallo dell’Accordo di programma, nato nel 2006 per accogliere nuove realtà imprenditoriali sul territorio e rilanciare il mobile imbottito. Ancora adesso, nonostante la presenza di aziende pronte a investire, il ministero dello Sviluppo economico non ha convocato le parti per sottoscriverlo.

Da maggio, i 193 ex dipendenti dell’Incanto non ricevono neppure la cassa integrazione

Così, nonostante i tentativi di salvataggio, l’azienda altamurana (con sede operativa a Jesce, Matera) a maggio ha visto arrivare i commissari giudiziali per il concordato preventivo e la cassa integrazione straordinaria.
CAVILLO BUROCRATICO. Da allora, i 193 ex dipendenti dell’Incanto vivono in una situazione paradossale. Non solo hanno perso il posto di lavoro ma, a causa di un'anomalia nella compilazione della pratica, non ricevono neppure il compenso della cassa integrazione, avviata il 7 maggio 2012.
«La situazione è tragica: ho tre figli e da mesi non prendo lo stipendio, tranne pochi euro di arretrati». ha spiegato Filippo, ex lavoratore dell’Incanto, che non percepisce alcun ammortizzatore sociale e attende ancora risposte dal ministero.
«Siamo stanchi, sfiniti, e non crediamo più nelle promesse. Tra colleghi si scherza nel dire che l’anno scorso si andava a fare la spesa al discount e quest’anno si andrà direttamente alla Caritas», continua Filippo, «io ho 39 anni e devo ringraziare i miei genitori e i miei suoceri che mi aiutano economicamente. Per fortuna la casa è di proprietà. Ma qui c’è gente che ha il mutuo da pagare ed è costretta a rivolgersi alle finanziarie per poter vivere».
DISOCCUPAZIONE AL 55%. E trovare un altro impiego nel settore, per gli ex dipendenti, è davvero arduo: nella zona, la disoccupazione è al 55%.
«La situazione lavorativa non offre grandi possibilità. Ho consegnato di persona diversi curricula e ho inviato molte mail ma la risposta è stata sempre negativa. Al massimo, ho ricevuto il classico 'le faremo sapere'. Con il Natale alle porte, rischiamo di dover dire ai nostri figli che quest’anno Babbo Natale non arriverà», aggiunge.
LAVORATORI DISPERATI. I sindacati hanno ottenuto rassicurazioni dal ministero affinché gli ex lavoratori dell’Incanto Group possano ottenere entro Natale la cassa integrazione che spetta loro. Ma le difficoltà sono generalizzate e si fanno sempre più pesanti: «Da otto mesi sono senza stipendio e non posso pagare l’affitto. Mi sono indebitato per garantire a mio figlio i beni di prima necessità e nemmeno i parenti possono più aiutarmi. Siamo sull’orlo di una crisi di nervi», conferma Gesualdo, un altro ex dipendente.
Allo stesso tempo, le organizzazioni sindacali premono per far approvare l’Accordo di programma. Che prevede di rilanciare la produzione del salotto Made in Italy ma anche di far crescere nuove realtà imprenditoriali nelle aziende dismesse che possano assorbire gli attuali lavoratori in cassa integrazione o in mobilità.

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