martedì 12 febbraio 2013

Grillo “promosso” dagli Usa


Grillo “promosso” dagli Usa: è un     

 interlocutore credibile


«Alcune delle sue idee sono utopiche e irrealistiche, ma nonostante l’incoerenza della filosofia politica, la sua prospettiva dà voce a una parte dell’opinione pubblica che non trova espressione altrove». Conclusione: «La sua unica miscela di humour aggressivo, sostenuto da statistiche e ricerche giuste quanto basta, ne fa un interlocutore credibile sul sistema politico italiano». Parola di Ronald Spogli, ambasciatore degli Usa in Italia nel 2008. Beppe Grillo? «Un interlocutore credibile», scriveva Spogli, già allora, al segretario di Stato Condoleezza Rice, dopo un pranzo con l’ex comico all’ambasciata di via Veneto. Lo rivelano su “La Stampa” gli inviati Paolo Mastrolilli e Maurizio Molinari, che hanno scovato il documento grazie al “Freedom of information act”. In cinque pagine, Spogli spiega a Washington che Grillo è l’unico a denunciare la corruzione della politica italiana, a puntare sul web e a schierarsi dalla parte degli oppressi. 
«Non c’è speranza per l’Italia», spiegò Grillo al personale dell’ambasciata americana, che lo classifica come «un eccentrico», che «riesce a portare Beppe Grillonelle piazze centinaia di migliaia di persone per protestare». Ascoltarlo, per gli statunitensi, è molto utile perché – su temi come l’economia e la politica – la visione dell’ex comico contrasta in modo dirompente con quella degli “interlocutori tradizionali”. Chi è Beppe Grillo? «E’ un ex comico politicamente schietto, che ha ottenuto una celebrità mondiale scorticando ogni giorno i politici italiani sul suo blog e organizzando con successo una manifestazione contro la corruzione nel governo alla quale lo scorso autunno hanno partecipato oltre 150 mila persone». Grillo è «brusco, perfino profano», ma «le sue accuse dirette e spesso taglienti risaltano al contrasto con le analisi timide e indirette sulla corruzione che vengono dal mondo politico italiano». Per questo riesce a «galvanizzare una parte dell’opinione pubblica in genere silenziosa, convogliando la rabbia degli italiani verso la corruzione governativa più radicata e l’incapacità dell’élites di migliorare le condizioni del Paese», con la conseguenza di «aver creato un foro alternativo di discussione su questioni che non vengono affrontate dai maggiori media». 
 
Di Grillo, gli americani apprezzano la franchezza. Precisa la denuncia sullo scandalo Parmalat «assai prima che i dettagli delle irregolarità finanziarie venissero scoperte». Per l’ex comico, che all’epoca non aveva ancora fondato il “Movimento 5 Stelle”, «l’endemica corruzione nella classe politica italiana ha distrutto ogni speranza di migliorare le prospettive economiche nazionali», fino al punto che «l’unica soluzione è la rimozione di praticamente tutti i politici di destra e sinistra, rimpiazzandoli con giovani che hanno meno legami con l’establishment e meno interesse nel mantenimento dello status quo». Ciò che colpisce il consigliere economico americano, che ha incontrato Grillo assieme ad altri funzionari dell’ambasciata, è che «descrive la corruzione come una procedura standard nell’attuale cultura politicaitaliana: ai suoi occhi, i politici di Ronald Spoglidestra e sinistra vogliono solo mantenere ilpotere, sono troppo vecchi, carenti di visione e capacità per migliorare le condizioni del paese».
La lotta alla corruzione è la chiave di lettura che consente di comprendere l’opposizione di Grillo a «energia nucleare, rigassificatori  e inceneritori, perché sarebbero tutti progetti destinati a enormi perdite di fondi pubblici a vantaggio di corruzione, mafia o entrambe». Riga dopo riga, scrivono Mastrolilli e Molinari, ci si accorge come il documento diplomatico Usa dà credito alle posizioni dell’ex comico: «Per Grillo il desiderio dei politici di mantenere il potere è l’elemento che spiega tutto, dalla manipolazione delle procedure amministrative alla collusione fra imprenditori e politici, alla tendenza dei maggiori mezzi di informazione a non dare risalto alle illegalità», fino ai politici che «non se ne vanno mai, neanche se incriminati o condannati, come 24 degli attuali membri del Parlamento». Incalzato dalle domande e dalla curiosità dei diplomatici americani, Grillo fa delle previsioni precise: «Ritiene che la corruzione dei politici di oggi è divenuta più sofisticata rispetto alle indagini dell’inizio degli anni Novanta, svolte da parte di Mani Pulite», al punto che «le tangenti rappresentano oggi un’ampia fetta degli appalti pubblici».
Il richiamo a Tangentopoli lascia intendere che i diplomatici americani vedono un nesso storico fra le battaglie di Grillo e le indagini con cui Antonio Di Pietro diede vita al pool di Milano che portò al crollo della Prima Repubblica. Se allora l’impegno di Di Pietro riscosse l’attenzione dell’ambasciata in via Veneto – tanto che fu invitato a Washington e New York – ora c’è un parallelo interesse nei confronti di Grillo, badando alla sostanza di ciò che afferma, più che al suo stile trasgressivo. «Grillo lamenta l’inefficacia delle agenzie governative, dei gruppi di cittadini e delle ong anti-corruzione, attribuendola al fatto che sono troppo piccole, limitate, locali per essere efficaci contro un fenomeno così vasto». Grillo non lo dice, ma già pensa al suo movimento. L’ultimo rapporto della Corte dei Conti sull’accresciuta corruzione non ha suscitato grande attenzione? Ovvio, Grillo al "Vaffa... Day"perché «l’opinione pubblica è in stato comatoso», serve ben altro per svegliarla. 
 
Da qui il messaggio che Grillo consegna agli interlocutori americani: «Tutti i partiti e politici italiani sono illegittimi», di «centro, destra o sinistra», perché «arresti, indagini e conflitti di interessi li rendono incapaci o inadatti», senza contare che il sistema elettorale basato sulle liste bloccate «impedisce ai cittadini di scegliere chi votare». La sua proposta è il «boicottaggio del sistema politico» e per questo «sul suo blog chiede di non partecipare leelezioni politiche del 13 e 14 aprile» (di quell’anno). Così, gli interlocutori americani già vedono «il possibile germe di un nuovo partito nella decisione di consentire a candidati indipendenti alle elezioni amministrative di usare il suo nome», sostenendoli poi con il blog a patto che abbiano i tre requisiti necessari: nessuna carica precedente, fedina penale pulita e disponibilità a pubblicare online tutte le attività e transazioni svolte dopo l’eventuale elezione. 
 
Nel 2008 il “Movimento Cinque Stelle” deve ancora nascere ma le dimensioni dell’impegno di Grillo sul web colpiscono l’ambasciata Usa. «Grillo è un grande sostenitore di Internet, il suo blog gli ha garantito una importante ribalta nazionale e internazionale, e lui vi vede un grande strumento per promuovere la trasparenza del governo», ritenendo che può «aiutare i cittadini a tenere d’occhio spese e attività dei politici locali», oltre al fatto di essere «il suo unico mezzo per organizzare eventi pubblici». Quando i diplomatici americani gli chiedono perché lo sviluppo di Internet in Italia segni il passo, Grillo risponde: «I grandi mezzi di comunicazione ne temono la concorrenza e i partiti politici non lo ritengono un mezzo sul quale investire». Secondo l’ambasciatore Spogli, Grillo è «bene informato, competente sulla tecnologia, provocatorio e grande intrattenitore». Escluso e oscurato dai media, si è preso una clamorosa rivincita sul web e sulle piazze del “Vaffa Day”, dando voce agli studenti, a chi «vive male e chi si sente ignorato dal sistema». In definitiva, per Washington, è «un interlocutore credibile».

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