martedì 28 febbraio 2012

Crisi, il quadro è meglio del mattone


Crisi, il quadro è meglio del mattone

L'arte bene rifugio in tempi di recessione.

Si aggira sugli 1,4 miliardi di euro il giro d'affari complessivo dell'arte in Italia: di questi circa il 57% riguarda il segmento dell'antico e dell'Ottocento. E' quanto emerge dal 'Focus 2012 sull'arte anticà da Nomisma e Università Lum Jean Monnet, oggetto di un convegno a Unica Fine Art Expo, kermesse in programma dal 18 al 19 febbraio a Modena.
«Nel corso del 2011» si legge in una nota di accompagnamento al rapporto «le vendite hanno registrato un calo rilevante ma, nonostante il difficile momento di crisi dalle attività delle case d'asta internazionali (Sotheby's e Christiés), si intravede una lieve ripresa degli 'Old Masters' e dei maestri del XIX secolo».
BUONI AFFARI PER LE CASE D'ASTA. Complessivamente, viene sottolineato dal rapporto, nel 2011 «il fatturato delle sette case d'asta italiane più importanti si riduce del 2%, da 117,63 milioni di euro del 2010 a 115,19 milioni. Anche il numero delle aste è diminuito dell'8,6%, dalle 76 aste del 2010 alle 70 tenute nel 2011, segno che l'incerta congiuntura ha comportato, anche in Italia, una riduzione della volontà di vendere. Da sottolineare, invece, un aumento del fatturato comprensivo delle commissioni per asta, che sale del 21% passando da 1,68 a 2,04 milioni di euro e una percentuale del venduto, mediamente alta, dichiarata dalle case d'asta».

L'arte antica non è più per grandi investitori

Guardando ancora al rapporto e «sfatata l'idea» che il settore dell'arte antica sia «riservato ai grandi investitori, visto che il 76% delle compravendite si concentra nella fascia dai 3.000 ai 20.000 euro», si evidenzia come questo comparto risenta «solo in parte della crisi del mondo finanziario e continui a essere percepito come bene rifugio». Non a caso, si legge nel rapporto, «fra i possibili asset d'investimento, almeno sul piano teorico, quello in arte nel suo complesso sta mostrando buoni risultati in termini di rischio e rendimento, nonostante il settore risulti ancora troppo sottile e frammentato.
L'INVESTIMENTO PIU' APPETIBILE.Dall'analisi dell'andamento dei principali indici del mercato dell'arte e del mercato finanziario, sorprende come nel periodo 2006-2011 l'investimento in arte risulta essere il più appetibile, dopo quello in oro, in termini di rendimento, e, dopo quello in mattone, in termini di rischio». In particolare, viene evidenziato, «l'antico è l'unico comparto che dal primo al secondo semestre del 2011 ha registrato un miglioramento. I dati delle aste indicano che il rapporto tra venduto e offerto sul mercato è invariato, mentre i prezzi sono stati spesso orientati verso la stima massima prevista».

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