martedì 14 febbraio 2012


Ho il singhiozzo!

Ho il singhiozzo!
            












Il singhiozzo è il risultato di un spasmo del muscolo diaframma, che si contrae in maniera involontaria e anomala generando il famoso, ma simpatico, “hic”.  Questo è un suono emesso dalla bocca causato dalla glottide, valvola che si trova nella laringe che non permette al cibo di entrare nelle vie aeree: quando il diaframma si contrae, l’aria compie il suo percorso in maniera veloce e si singhiozza. Ciò può capitare in seguito ad una cattiva deglutizione di liquidi, soprattutto di alcoolici che notoriamente irritano anche la mucosa gastrica, o ad uno sbalzo di temperatura, che altera il lavoro del nervo frenico, uno dei più importanti nel corpo, che si occupa appunto di regolare le contrazioni del suddetto diaframma e della respirazione in generale. Il fumo, i cibi piccanti, un pasto molto ricco, una grande risata o una forte emozione sono anch’essi potenziali cause della comparsa del singhiozzo.
Più grave la situazione quando le cause sono da ricercarsi in alcune patologie che colpiscono gli organi interni: gastrite e infiammazione del pericardio sono tra i più comuni disturbi a cui segue il singhiozzo, così come iperacidità di stomaco, insufficienza renale, reflusso gastroesofageo e digestione lenta. Anche un’alterazione dei centri nervosi che si occupano di regolare respirazione e deglutizione possono essere causa del fenomeno, impedendo un regolare flusso di cibo e aria. Squilibrio metabolico ed elettrolitico, trauma cranico, diabete, polmonite, ictus, tumore e meningite sono alla base del singhiozzo cronico.

Come riuscire a far passare il singhiozzo?

Per liberarsi dal singhiozzo vengono in aiuto i rimedi più antichi ed efficaci, tramandati da secoli: il più famoso è trattenere l’aria per una decina di secondi, rimanendo in apnea controllata e far in modo che il diaframma si rilassi. Se non si riesce a trattenere il fiato, scende in campo un altro metodo che segue lo stesso principio dell’apnea: bere dieci piccoli sorsi d’acqua senza mai respirare assicura lo stesso risultato. Entrambi i metodi devono essere preceduti da un’inspirazione molto profonda, che permette di immagazzinare l’aria necessaria al rilassamento coatto del diaframma. Inoltre, indurre uno stranuto, provocare uno spavento, ingerire dell’aceto o del succo di limone può aiutare qualora il singhiozzo non voglia passare, ma quando la situazione è più grave, si può intervenire con farmaci sedativi o antispatici che rilassano i muscoli e il nervo frenico (che in alcuni casi necessita di essere devitalizzato con un intervento chirurgico). Inoltre, si può intervenire premendo con le dita i punti di pressione che l’agopuntura localizza nell’orecchio, in grado di bloccare il singhiozzo.
Esiste poi una tecnica chiamata manovra di Valsava, ovvero un’espirazione forzata da fare quando la glottide rimane chiusa. È un fenomeno che avviene naturalmente ad esempio quando si compie uno sforzo importante ed è molto utile per placare il singhiozzo, così come per rilassare l’organismo abbassando i battiti cardiaci. La manovra aumenta la pressione nell’addome e il ritorno venoso in direzione del muscolo cardiaco lo costringe a compiere la sua funzionalità in condizioni di resistenza elevata, contribuendo al rilassamento dello stesso e ad allontanare crisi tachicardiche. Viene utilizzata soprattutto dai subacquei per compensare la pressione dell’acqua quando si raggiungono profondità elevate.

Il singhiozzo nel mondo

Nella cultura dell’est europeo, c’è la credenza che quando si sta parlando di qualcuno che è assente, a quest’ultimo compaia il singhiozzo; in India si singhiozza quando un persona cara ci sta pensando. La storia ci ha mostrato alcuni casi record di persone colpite da questo fastidio: è celebre il caso del signor Charles Osborne, originario dell’Iowa, che singhiozzò per ben 68 anni consecutivi, dal 1922 al 1990. In poco tempo entrò nel Guinness dei Primati per l’attacco di singhiozzo più lungo della storia, mantenendo una media di 10 singulti al minuto. Nonostante ciò, condusse una vita regolare, si sposò due volte ed ebbe otto figli; morì a 97 anni in seguito alle complicazioni di un’ulcera gastrica. Jennifer Mee, una giovane ragazza della Florida, singhiozzò per più di un mese circa 50 volte al minuto. In Occidente il singhiozzo viene visto in maniera simpatica e molte sono le leggende che si ispirano alle credenze sopracitate; anche nelle situazioni più istituzionali, un piccolo singhiozzo suscita ilarità e non c’è da imbarazzarsi.
In ogni caso, non c’è da allarmarsi: scompare in fretta, così come è comparso, ed è assolutamente innocuo per la salute. In caso contrario rivolgetevi al vostro medico, che potrà prescrivervi dei farmaci specifici qualora il vostro singhiozzo non accennasse a calmarsi. Si può comunque intervenire in maniera “casalinga” assumendo sostanze naturali e calmanti: camomilla, valeriana, menta e lavanda sono ottimi rimedi per rilassare la muscolatura del diaframma. È sufficiente il tempo di un hic!

Luisa Fioravanti

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