giovedì 24 gennaio 2013

Il Dna come supporto di memorizzazione dei dati


Il Dna come supporto di memorizzazione dei dati


















Siamo stati abituati a vedere archivi di dati cartacei pieni zeppi di documenti di ogni genere. Il progresso tecnologico ha portato alla progressiva digitalizzazione delle informazioni, pensate che allo stato attuale i dati digitali esistenti nel nostro pianeta sono circa tre zettabyte. Molti di voi si staranno chiedendo a quanto corrisponde un zettabyte, equivalgono precisamente a mille miliardi di miliardi, una quantità davvero esorbitante.
Uno studio condotto in maniera congiunta dai ricercatori dell’ European Bioinformatics Institute (Embl-Ebi) nel Regno Unito e dagli ingegneri dell’Agilent Technologies una compagnia californiana, ha dato la possibilità di mettere a punto una nuova tecnologia che consentirebbe di immagazzinare un quantitativo di dati multimediali come ad esempio 100 milioni di ore filmato in alta qualità in un piccolissimo segmento del Dna.
Il progresso dei nostri giorni ci costringe ad avere sempre a disposizioni una grossa mole di dati, è vero esistono ad esempio gli hard disk, ma sono ingombranti e molto costosi, e nel corso degli anni tendono a danneggiarsi. Proprio per questo motivo il ricercatore della Embl-Ebi Nick Goldman si è chiesto per quale motivo non servirsi del Dna:”E’ piccolo, compatto e non consuma energia per immagazzinare dati”.
Sostanzialmente quello che succede è che l’informazione in bit viene innanzitutto convertita in trit, un sistema numerico a tre cifre (0,1,2), in seguito ogni trit viene fatto corrispondere un nucleotide. Attraverso questa tecnica è possibile riconfigurare lunghi filamenti di dna, servendosi delle numerose combinazioni realizzabili.
Ecco quanto dichiarato dal signor Goldman :“Abbiamo creato un archivio capace di immagazzinare dati per 10 mila anni, o forse più”. Adesso il team di ricercatori sta lavorando per perfezionare la tecnologia con la speranza di poter in un futuro prossimo, realizzare molecole sintetiche da utilizzare come fossero veri e propri supporti di memorizzazione dati.

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