mercoledì 27 febbraio 2013

Cardinali, i casi che imbarazzano tra i papabili Dopo le dimissioni di O'Brien, le ombre che coinvolgono anche tre candidati al soglio pontificio.


Cardinali, i casi che imbarazzano tra i papabili

Dopo le dimissioni di O'Brien, le ombre che coinvolgono anche tre candidati al soglio pontificio.

I cardinali durante l'ultimo conclave del 2005 che portò all'elezione di Benedetto XVI.


Vangelo di Giovanni, capitolo otto, versetto uno: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra».
Con le parole che Gesù pronunciò di fronte all'adultera potrebbe aprirsi il conclave destinato a designare il successore diBenedetto XVI. Perché tra gli alti prelati il peccato è diffuso.
A partire da Roger Mahony, l'ex arcivescovo di San Francisco, accusato di aver coperto centinaia di violenze di preti pedofili, e nonostante questo destinato a sedere tra i 116 porporati destinati a eleggere il nuovo pontefice.
LE FIGURE OSCURE. «Deve partecipare al conclave», si è speso in sua difesa Timothy Dolan, autorevole arcivescovo di New York, nella rosa dei candidati al soglio pontificio: «È un cardinale e per questo ne ha tutto il diritto». 
Lo stesso diritto spetta anche il primate di Irlanda, Séan Baptist Brady, e all'ex capo della Chiesa d'Olanda, Godfried Daneels, entrambi colpevoli di aver insabbiato, più o meno attivamente, i casi di pedofilia di cui erano a conoscenza.
Solo il primate di Scozia, Keith O'Brien, ha rinunciato, dopo lunghe polemiche. Una scelta quasi obbligata per non allungare un'altra ombra sul «volto deturpato» della chiesa che, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, è ormai condizionata dal «peso dell'opinione pubblica», come ha lamentato il segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
L'ECCEZIONE O'BRIEN. Le accuse degli abusi rivolte a O'Brien da quattro suoi seminaristi sono finite su tutti i giornali e l'arcivescovo di Edimburgo ha deciso di lasciare: «Per quanto di buono sono stato in grado di fare, ringrazio Dio. Per i fallimenti: mi scuso con coloro che ho offeso».
Se fosse stato solo per la Chiesa, forse, sarebbe rimasto. Perché anche i candidati a diventare papa hanno ombre da nascondere sotto la veste.

Dolan pagò per allontanare un prete pedofilo dalla Chiesa

Mahony e Dolan, il cardinale rinnegato e l'astro nascente della Chiesa americana, che secondo tutti gli analisti è destinata ad avere un peso rilevante al prossimo conclave, hanno un'esperienza in comune: sono stati chiamati di fronte a un tribunale americano a rispondere delle proprie responsabilità di controllo su una diocesi frequentata da preti pedofili.
LA BANCAROTTA PER I RISARCIMENTI. Timothy Dolan, il papabile che benedisse il candidato repubblicano Mitt Romney in campagna elettorale, di fronte all'abisso della pedofilia ha scelto la via del denaro. Nel 2003 la diocesi di Milwaukee in Wisconsis pagò 20 mila dollari per far lasciare la tonaca a un prete pedofilo. Quando la notizia venne alla luce, nel maggio del 2012, Dolan che era arcivescovo bollò le accuse come «false, ingiuste, pretestuose».
Eppure i pagamenti risultano dai  documenti contabili acquisiti dalla procura: nel gennaio 2011 la diocesi è andata in bancarotta a causa dei lauti risarcimenti dovuti alle vittime delle violenze.
Un portavoce ha confermato i pagamenti, definendoli un incentivo per i preti colpevoli, un modo per farli abbandonare più in fretta l'abito talare.
L'IRA DELLE VITTIME DEGLI ABUSI. Anche se le transazioni sono proseguite nel tempo: agli ex pastori è stato pagato stipendio e assistenza sanitaria. E a poco sono serviti gli interrogativi della 'Rete dei sopravvissuti agli abusi'. «In quale professione si ottiene un bonus per aver stuprato bambini?», si chiedevano.
Senza peccato non è neppure il successore di Mahony a San Francisco, José Gomez, il grande accusatore, che ha tolto ogni incarico all'ex arcivescovo. Mahony ha replicato secco: anche l'inquisitore sapeva  benissimo come gli affari di pedofilia venivano gestiti.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Dubbi anche sui papabili di Australia e Canada

Anche il cardinale australiano e arcivescovo di Sidney, Goerge Pell, considerato tra i candidati a succedere a Ratzinger, pur se con quotazioni assai basse, sembra avere scheletri nell'armadio.
Nel 2002 finì sotto inchiesta per aver abusato di un giovane, ma le accuse risultarono infondate e l'accusatore un piccolo delinquente. Tuttavia i fedeli continuano a interrogarsi.
QUALCUNO SAPEVA LA VERITÀ. La sua storia, infatti, si intreccia con il caso di Robert Charles Best, sacerdote 70enne, protagonista di 27 episodi di abusi, di cui due strupri, su almeno 11 ragazzi australiani. Secondo l'accusa, Pell sarebbe stato presente in occasione della denuncia di una delle vittime. A ottobre 2012, circolavano anche rumor su un suo coinvolgimento in un'inchiesta su 50 sucidi registrati nelle scuole cattoliche e legate alla piaga della pedofilia.
Poi c'è la vicenda di padre Kevin O'Donnell, la più opaca tra quelle che lambiscono e rischiano di sporcare il cardinale australiano 'papabile'.
O'Donnell è stato incarcerato per pedofilia nel 1993. Ma ha prestato servizio a Melbourne, diocesi di Pell, per quasi mezzo secolo, prima di ritirarsi per anzianità nel 1992. E prima di finire in prigione giusto un anno dopo, nel 1993.
La sua tomba oggi fa bella mostra di sé tra le lapidi dei preti della Chiesa cattolica australiana: mai la diocesi ha fatto mea culpa.
IL FRATELLO SCOMODO DI OUELLET. Persino il canadese Marc Ouellet, prefetto per la Congregazione dei vescovi, sconta la parentela con un fratello pedofilo: nel 2009 confessò di avera avuto rapporti sessuali con due ragazzine di 13 e 15 anni.
E a sua discolpa fece pubblicare sulla stampa un comunicato in cui si dichiarava colpevole di aver accettato le avance delle due ragazze, definite libere e consenzienti. «Avrei dovuto rifiutarle», ammise. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

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