mercoledì 27 febbraio 2013

E questo è solo l’inizio: l’Italia prenota il diritto al futuro


E questo è solo l’inizio: l’Italia prenota il 

diritto al futuro


«Chi, dopo 5 anni di bancarotta berlusconiana, non riesce a convincere più di un terzo degli elettori non può pretendere di governare contro gli altri due terzi: anzi, dovrebbe dimettersi seduta stante per manifesta incapacità».Marco Travaglio non ha dubbi: Bersani e soci dovrebbero togliere il disturbo. «La domanda era: riusciranno i nostri eroi a non vincere le elezioni nemmeno contro un Caimano fallito e bollito?». La risposta è arrivata: ce l’han fatta un’altra volta. «Come diceva Nanni Moretti 11 anni fa, prima di smettere di dirlo e di illudersi del contrario, “con questi dirigenti non vinceremo mai”». Del resto, «era impossibile che gli amici del giaguaro smacchiassero il giaguaro». A fine 2011Berlusconi era al 7%, le elezioni lo avrebbero cancellato. «Invece, un’astuta manovra di palazzo coordinata dai geniali Napolitano, Bersani, Casini e Fini, pensò bene di regalarci il governo tecnico e soprattutto di regalare a B. 16 mesi preziosi per far dimenticare il disastro».
Peccato però che il vero disastro fosse ancora di là da venire: l’agonia ad personam del governo Berlusconi era solo un piccolo antipasto. Lo acqua pubblica manifestazione“smacchiatore”, dice Giorgio Cremaschi su “Micromega” non ha solo sbagliato campagna elettorale; ha fatto ben di peggio, cioè ha sostenuto il “massacro sociale” che i diktat di Bruxelles hanno ordinato a Monti. Il vero esito delle elezioni? Gli italiani hanno semplicemente bocciato le politiche di austerità: «Seicentomila licenziamenti in nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino di Berlusconi, Bersani e Monti?». Il palazzo e anche i sondaggisti si erano illusi che sarebbe stato così, scrive Cremaschi su “Micromega”: in fondo, le terribili controriforme delle pensioni e dell’articolo 18, i tagli alla scuola e alla sanità erano passati senza quella rivolta sociale che abbiamo visto crescere in Grecia, Spagna e Portogallo.
«Si poteva credere alla rappresentazione di regime di un popolo italiano passivo e in fondo disposto a votare secondo le indicazioni di quella Troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia – aggiunge Cremaschi – e invece sono andati in minoranza. Perché Berlusconi e Bersani, che ora comunque fanno finta di aver vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia delle loro coalizioni, che ora rappresentano ciascuna poco più di un quarto dei voti espressi», mentre Monti si è rivelato numericamente irrisorio. Pd e Pdl «ci hanno governato in alternanza negli ultimi venti anni», prima di farlo addirittura «assieme, negli ultimi tredici mesi», ma oggi sono minoranza nel corpo elettorale e nel paese. C’è aria di rivolta, e in Italia la rivolta si esprime in modo democratico, per via elettorale: lo spiega lo stessoGrillo, che parla di «milioni di giovani senza un futuro, con un lavoro precario o disoccupati, spesso laureati». Ragazzi che vogliono «rovesciare il Napolitanotavolo, costruire una Nuova Italia sulle macerie».
E’ un popolo che cresce a dismisura, a cui appartengono anche «gli esclusi, gli esodati, coloro che percepiscono una pensione da fame e i piccoli e medi imprenditori che vivono sotto un regime di polizia fiscale e chiudono e, se presi dalla disperazione, si suicidano». Un popolo sempre più vasto, che non ha più nulla da perdere, a partire dai giovani che «non pagano l’Imu perché non hanno una casa, e non avranno mai una pensione». E meno male che c’era Grillo a intercettarli, scrive Travaglio, «altrimenti oggi il Caimano salirebbe per la quarta volta al Quirinale per formare il nuovo governo: il che la dice lunga sulla demenza di chi colloca M5S all’estrema destra o lo paragona ad Alba Dorata». L’esito delle elezioni «non è la rimonta di Berlusconi, è la retromarcia del centrosinistra: che pretende di aver vinto con meno voti di quando aveva perso nel 2008». Insieme a Pd e Pdl, aggiunge Cremaschi, è stato duramente sconfitto anche Napolitano, che viene ora sottoposto ad una dura legge del contrappasso: «Dopo aver imposto la governabilità a tutti Cremaschii costi in nome dello spread, si trova adesso a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi elettorali, mentre lo spread risale».
Questo però è solo un voto di transizione, ammette lo stesso Grillo: «Le giovani generazioni stanno sopportando il peso del presente senza avere alcun futuro e non si può pensare che lo faranno ancora per molto». Cremaschi concorda: «Siamo solo all’inizio di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà uscire positivamente solo con l’eguaglianza sociale e il rovesciamento dell’austerità, con il pubblico al posto dei mercati e con la democrazia diretta per controllare il potere pubblico». E questo lo si potrà fare in un solo modo. E cioè: «Facendo saltare i calcoli e i conti dell’Italia e dell’Europa di banche e finanza: siamo di fronte ad una crisi di sistema che si può affrontare solo cambiando sistema», ovvero impedendo alla casta finanziaria di continuare a ricattare interi popoli. Quello italiano, intanto, si è prenotato per un futuro lontano anni luce dagli avvoltoi e dai loro pallidi maggiordomi.

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