lunedì 30 gennaio 2012



Ospedali psichiatrici giudiziari: una realtà dimenticata?

Con l'approvazione del decreto sulle carceri, firmato dal ministro della Giustizia Paola Severino, entro il 31 marzo 2013 tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari dovranno essere chiusi. Con una relazione condotta sullo stato degli OPG in Italia, Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale ha dichiarato in Senato che le condizioni di tali strutture "offendono la coscienza civile del Paese", e che pertanto dovranno essere definitamente smantellate per fare posto a strutture più adeguate e sicure.
Eppure, da anni gli OPG non balzavano agli onori della cronaca, pur celando dietro le loro impenetrabili mura una situazione di estrema precarietà, fatta di sovraffolamento, abusi e cure non prestate.
Conosciuti anche come "manicomi criminali", metà tra un carcere e un ospedale psichiatrico, sono i luoghi dove vengono "ricoverati" i prosciolti per infermità mentale, detenuti ritenuti socialmente pericolosi, persone sottoposte a misure di sicurezza provvisoria, ma anche minorati psichici e imputati soggetti a perizia psichiatrica.
In italia gli OPG sono sei: da Aversa a Castiglione delle Stiviere, passando per Reggio EmiliaBercellona di Pozzo di GrottoMontelupo Fiorentino e Napoli. Tutti accomunati dal problema del sovraffollamento - la situazione peggiore a Reggio Emilia, dove i detenuti sono 279 a fronte di una capienza massima di 132 persone - della mancanza di cure adeguate e di condizioni igienico-sanitarie inimmaginabili, in netta violazione delle normative europee.
Una realtà che - dopo l'entrata in vigore della Legge Basaglia - non ci si aspetterebbe mai di ritrovare ancora viva. A causa delle infinite proroghe delle misure cautelari e dei continui rinvii delle perizie psichiatriche, può accadere che la permanenza in un OPG si protragga per mesi o addirittura anni, senza che il detenuto sia sottoposto ad assistenza psichiatrica o quanto meno a una valutazione che attesti la necessità di permanenza in tali strutture.
Numerosi sopralluoghi hanno portato alla luce casi di abbandono, violenze e - talvolta - anche  vere e proprie torture ai danni degli internati costretti a letti di contenzione, sedazione continua e isolamento.
Cosa succederà dopo il 31 marzo 2013? Regioni ed Enti Locali sono già chiamati dal Governo a predisporre servizi e strutture alternative per il trasferimento dei pazienti: Oltre mille persone, dovranno in comunità di accoglienza dove riceveranno cure adeguate, per cercare poi di rientrare nel proprio contesto di vita famigliare e di comunità. Ma manca poco più di un anno: che ne sarà dei 1500 ospiti degli OPG se le promesse dei Comuni non verranno mantenute?

Nessun commento:

Posta un commento