giovedì 29 marzo 2012

Amnesty International e il rapporto sulla pena di morte nel mondo nel 2011


Amnesty International e il rapporto sulla pena di morte nel mondo nel 2011

Amnesty International e il rapporto sulla pena di morte nel mondo nel 2011
© PAUL J. RICHARDS/AFP
Amnesty International ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla pena di morte, secondo il quale nel 2011 solo il 10% dei paesi, 20 su 198, hanno eseguito condanne a morte.
"Nel 2011 sono state messe a morte almeno 676 persone in tutto il mondo, un incremento rispetto alle 527 esecuzioni del 2010. L'omicidio di stato è aumentato in modo allarmante in Arabia Saudita, Iran e Iraq. Resoconti credibili indicano che in Iran siano state messe a morte, in segreto, centinaia di persone. Un dato che raddoppierebbe il numero di esecuzioni ufficialmente riconosciuto"
Ma Amnesty International ricorda che in molti paesi del mondo ancora si fucila, si decapita, si uccide. In Arabia Saudita, Corea del Nord, Iran e Somalia le esecuzioni continuano ad avvenire in pubblico; in Iran si mandano al patibolo i colpevoli di adulterio e di sodomia, in Pakistan i blasfemi, in Arabia Saudita sono state ancora eseguite condanne per stregoneria nel corso del 2011, nella Repubblica del Congo lo stato uccide per il traffico di resti umani, mentre in oltre dieci paesi, i reati legati alla droga vengono puniti con la morte.
Solo la Cina manca dal rapporto di Amnesty; la sospensione della pena di morte annunciata dal gigante asiatico qualche mese fa farebbero sperare in un significativo passo avanti anche nel Paese orientale. 
"È dal rapporto del 2009 che Amnesty International non pubblica le stime su condanne ed esecuzioni in Cina dove la pena di morte è considerata segreto di stato. Amnesty International rinnova quindi la sfida alle autorità cinesi e chiede di pubblicare il numero di persone condannate e messe a morte ogni anno, così da confermare le dichiarazioni delle autorità che sostengono sia avvenuta una riduzione significativa dell'uso della pena capitale nel paese"
Ma c'è una notizia buona nel rapporto nel 2011, tuttavia, il trend verso l'abolizione della pena di morte nel mondo ha visto passi concreti e significativi.
"La vasta maggioranza dei paesi ha deciso di non usare più la pena di morte. Il nostro messaggio ai leader di quella isolata minoranza di paesi che continua a ricorrervi è chiaro: non siete al passo col resto del mondo su questo argomento ed è tempo che prendiate iniziative per porre fine alla più crudele, disumana e degradante delle punizioni"
ha dichiarato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International.
Alcuni punti significativi del rapporto:
USA
Gli Stati Uniti d'America sono stati ancora una volta l'unico paese a eseguire condanne a morte. Le esecuzioni sono state 43, in 13 dei 34 stati che mantengono la pena capitale. Rispetto al 2001, le esecuzioni sono diminuite di un terzo e le nuove condanne a morte (78 nel 2011), della metà.
Iran
Per quanto riguarda l'Iran, Amnesty International ha ricevuto informazioni affidabili secondo le quali vi è stato un gran numero di esecuzioni non confermate o persino segrete, che raddoppierebbe il dato di quelle ufficialmente riconosciute. In violazione del diritto internazionale, in Iran sono stati messi a morte almeno tre prigionieri condannati per reati commessi quando avevano meno di 18 anni. Una quarta, non confermata, esecuzione di un minorenne al momento del reato sarebbe avvenuta sempre in Iran e ancora un'altra avrebbe avuto luogo in Arabia Saudita.
Asia e Pacifico
Segnali positivi, che mettono in discussione la legittimità della pena capitale, sono emersi con evidenza in tutta la regione. Senza contare le migliaia di esecuzioni che si ritiene abbiano avuto luogo in Cina, sono state eseguite almeno 51 condanne a morte in sette paesi e sono state emesse almeno 833 nuove sentenze capitali in 18 paesi asiatici. La zona del Pacifico è risultata libera dalla pena di morte, con l'eccezione di cinque condanne a morte emesse in Papua Nuova Guinea. Non vi sono state esecuzioni a Singapore e, per la prima volta dopo 19 anni, in Giappone. 
Medio Oriente e Africa del Nord
Almeno 558 esecuzioni potrebbero aver avuto luogo in otto paesi e almeno 750 nuove condanne a morte sarebbero state inflitte in 15 paesi. La continua violenza in corso in paesi quali Siria, Libia e Yemen ha reso particolarmente difficile la raccolta di informazioni adeguate sull'uso della pena capitale. Non sono state rese disponibili informazioni sulle esecuzioni in Libia, dove non si ha notizia di nuove condanne a morte, al posto delle quali è stato fatto ricorso a esecuzioni extragiudiziali, torture e detenzioni arbitrarie. Quattro paesi (Arabia Saudita, Iran, Iraq e Yemen) hanno totalizzato il 99% di tutte le esecuzioni registrate da Amnesty International nella regione. In Algeria, Giordania, Kuwait, Libano, Marocco/Sahara occidentale e Qatar sono state emesse nuove sentenze capitali ma le autorità hanno continuato a non effettuare esecuzioni.
Europa e Asia Centrale
La Bielorussia è stata l'unica nazione dell'Europa e dello spazio ex sovietico e, a parte gli Stati Uniti d'America, l'unico paese membro dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, a eseguire condanne a morte, due nel 2011.

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