lunedì 6 febbraio 2012

A proposito di gelo e posto fisso

Caro Giorgio,
visto come va il tempo costì, penso che non metterai il naso fuori casa o hai  il coraggio di uscire? Noi non osiamo uscire sopratutto per il vento gelido. Quando avremo finito le provviste piuttosto ci mangiamo il frigo.


Vorrei spezzare una lancia, no è troppo ma almeno un spiedino si, a favore di Monti. Ho sentito tutta la sua dichiarazione (che non viene mai riportata completa né dai giornali, né dai telegiornali - compre La 7 e RAI 3 - essendo più comodo così) e la frase “incriminata” era completata dalle parole “purché siano a condizioni accettabili”, il che mi pare ponga sotto un’altra luce l’essenza del ragionamento.


In effetti c’è radicato in Italia il concetto del posto fisso (preferibilmente nelle pubbliche amministrazioni) per tutta la vita, sistemandosi in una nicchia protettiva e lavorando al minimo sforzo e con la massima furbizia. Quando mi diplomai mi fu offerto un posto nel comune di Sanremo con questa prospettiva (testuali parole dettemi in dialetto: “Sai, si guadagna poco ma non si fa un cazzo”. Io fui quasi offeso (ma per chi mi hanno preso: per un futuro mezze maniche polveroso, io che ora vado e spacco il mondo!) e rifiutai e non me ne sono pentito. Penso che Monti avesse in testa realtà come la Germania ed altri paesi europei dove ciò avviene normalmente e (per buona pace di chi ha detto, furbescamente da buon demagogo: “Se non hai posto fisso le banche non ti danno il mutuo”) e, dicevo, le banche il mutuo lo danno. Perché? Perché la gente entra a tempo indeterminato e poi cambia lavoro a tempo indeterminato e poi, magari cambia ancora finché trova il lavoro che la soddisfa e guadagna di più. E continua a pagare il mutuo. Questo probabilmente era il concetto che Monti aveva in mente, non certo che i lavoratori dovessero cambiare perché precari. Così la penso.


D’altra parte la Fornero ha affermato che per contrastare il fenomeno del precariato voleva ridurre drasticamente il numero dei contratti atipici (ben 46 stratificatisi nel corso degli anni senza che nessuno se ne fosse mai preoccupato) ed aumentare il costo dei precari a carico del datore di lavoro, dando nel contempo agevolazioni a chi assume a tempo indeterminato. Io conosco almeno tre ditte qui, i cui proprietari fanno vite molto agiate ed hanno tutti i lavoratori a tempo determinato, che rinnovano di anno in anno. Così negozi, bar, supermercati e così via. E’ ovvio pensare che se tu di quelle persone hai bisogno, tanto vale che le assumi a tempo indeterminato. Avrai anche collaboratori più professionali e motivati e non ricattati e terrorizzati da “chi da loro da mangiare”, come amano definirsi ignobilmente i datori di lavoro. E così mi trovo a spezzare uno “spiedino” anche a favore della Fornero. 
Sto solo cercando e sforzandomi di essere obbiettivo. Magari non ci riesco e sbando dall’altra parte. In effetti questo governo ha di fronte problemi giganteschi accumulati da decenni e mai risolti. Cose di cui si parla da 50 anni, di cui si parlava addirittura quando andavo a scuola. Figuriamoci.


Chiedere alla Marcegaglia dell’eventuale abolizione dell’art.18 è come chiedere all’ oste se il suo vino è buono. Bisognerebbe piuttosto fargli notare che i signori industriali italiani dovrebbero produrre con più serietà e qualità. Andare ad imparare in Germania (secondo paese esportatore del mondo dopo la Cina e dove la disoccupazione sta calando), andare ad imparare, dicevo, come si fa a lavorare e commercializzare con cura, con  precisione, con accuratezza, con qualità e con serietà, guardando al lungo periodo. Occorre anche “amare” le cose che fanno ed avere l’orgoglio di farle bene. Poche sono le imprese in Italia che possono vantare questi requisiti. Tante sono quelle che hanno cavalcato le continue svalutazioni della lira degli anni passati, esportando merci di dubbia qualità senza porsi altri problemi se non quelli di sperperare i soldi troppo facilmente guadagnati. E non è che ora vada meglio.
Perciò la signora Marcegaglia non può avere niente da dire né da insegnare o pretendere. Deve solo stare zitta e defilarsi. Oh che cavolo!


Questo è proprio un Bel Paese (non il formaggio: quello i grandi industriali Italiani se lo sono venduti ai Francesi, tanto per cambiare). Ha sciolto il consiglio comunale di Ventimiglia per infiltrazioni mafiose! Da quelle parti sono almeno venti anni che se ne parla! Ma che ci fosse malavita organizzata ne parlavano i miei compagni di scuola a ragioneria (hoimé circa sessanta anni or sono). Ogni sabato c’erano alla stazione ferroviaria dei n’dranghetosi (si chiamano così?) che riscuotevano apertamente - alla luce del giorno, come si dice - il “pizzo” dalla paga settimanale dei loro corregionali che lavoravano in Francia. E nessuno faceva o vedeva niente. Via via la città alta, l’antico borgo, è stata quasi interamente occupata da calabresi, con n’drangheta incorporata, la quale ha finito con l’influenzare tutta la città ed altri comuni limitrofi. Quando lavoravo all’agenzia di Sanremo, con sub agenzia a Ventimiglia) gli incendi dolosi da quelle parti (specialmente agli stabilimenti balneari) erano quasi mensili. Ora hanno fatto la grande scoperta. Chi ha un orticello od un giardino sa che l’erba cattiva si estirpa sul nascere, se la lasci propagare poi sono dolori. 
Questo non c’entra col discorso iniziale, ma è notizia recente e fa capire come vanno le cose in Italia, e, soprattutto, come sono sempre andate: ad “escort”.

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